“Ora Zingaretti rifondi il PD. Le europee un momento cruciale per la nostra storia”
Al termine della lectio magistralis dal titolo “Significato e crisi della democrazia” il filosofo ha voluto dire la sua sulle primarie del PD che si sono tenute domenica 3 marzo
«La selezione della classe dirigente e la composizione delle liste per le europee diranno se Zingaretti è veramente l’uomo nuovo che può dare una svolta al PD». Massimo Cacciari è fiducioso sul futuro del Partito Democratico.
Al termine della lectio magistralis dal titolo “Significato e crisi della democrazia” il filosofo ha voluto dire la sua sulle primarie del PD che si sono tenute domenica 3 marzo e che hanno visto una netta vittoria del governatore del Lazio Nicola Zingaretti con circa il 66% dei voti sui rivali Martina e Giachetti”.
Quello che stupisce di queste primarie è l’affluenza, circa 1 milione e 600 mila votanti. Cos’è che ha spinto così tante persone a votare un candidato come Zingaretti?
Gli elettori delle primarie del PD hanno dato un segnale chiaro: vogliono un cambiamento. La vittoria di Zingaretti sembra andare in questo senso, e lo si vedrà presto: in base a come sceglierà la nuova classe dirigente e a come comporrà le liste per le europee si capirà se il PD ha svoltato oppure no. I numeri dell’affluenza significano proprio questo.
Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera scrive che Zingaretti potrebbe candidare lei come capolista alle elezioni europee del 26 maggio. È vero?
Questo non ha alcuna importanza. Zingaretti deve dare segnali inequivoci di un vero rinnovamento del partito e presentarsi alle europee con un programma solido che possa attrarre consensi da più parti. Le persone vengono dopo.
La lista unica di Calenda ‘Siamo Europei’ segue questa direzione?
Ho molte perplessità sulle liste uniche. Come ho sempre detto, la strada giusta sarebbe fare due liste: una ‘zingarettiana’ e una ‘Lib-Lab (liberale-laburista, ndr)’, quindi più vicina al centro. La lista unica, in un proporzionale puro come prevedono le elezioni europee sarebbe controproducente.
Come giudica il corteo contro il razzismo che si è svolto a Milano, che secondo le stime del Comune ha raccolto 200 mila persone? Pensa sia stato un bel segnale o lo vede come un allontanamento dai problemi delle persone, come ha detto per esempio Beppe Grillo?
I problemi del paese sono anche l’immigrazione e l’accoglienza. E qui entra in ballo la UE. O l’Europa affronta seriamente questo tema, oppure i problemi sono destinati ad aggravarsi. Io ho visto questo corteo in tal senso, una sensibilizzazione nei confronti di un tema complesso come quello dell’immigrazione e dell’accoglienza da parte di tutti. Non si può certo affrontarlo con degli spot, come tenere una nave al largo e lasciare che qualcuno magari anneghi. Poi è normale che la si legga in modi diversi; chi è al governo tende a minimizzare e a darne una visione riduttiva. E nel gioco delle parti.
Come può cambiare l’Unione Europea dopo queste elezioni?
La UE si trova a un bivio fondamentale della sua storia. Da una parte c’è una spinta crescente in diversi paesi a chiudersi e a perseguire il mito della sovranità nazionale che, per come è configurato il mondo oggi, è uno scenario impensabile. Nel 1945 l’Europa contribuiva al 45% del PIL mondiale. Oggi arriva al 10%. Gli staterelli europei, presi singolarmente, non possono andare da nessuna parte. Nemmeno la Germania potrebbe. D’altra parte, non si può nemmeno difendere e portare avanti questa Unione. Bisogna cambiarla radicalmente, consci però che solo una UE forte può contrastare le grandi potenze mondiali. Non solo gli Stati quindi, ma anche e soprattutto le multinazionali, che oggi hanno un potere immenso.
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