Presa la banda di “Zia Rosy”, la pusher che spacciava coi figli
Messaggi e ordinazioni via telefono, poi la consegna. Arrestati in sette. Oltre 700 “consegne” in meno di un anno
Un ventiquattrenne caduto nel vizio della coca comprata a credito e minacciato è stata la punta dell’iceberg che ha fatto partire l’inchiesta della squadra mobile di Varese che ha portato all’arresto di 7 persone stroncando un giro di spaccio nell’area del medio Verbano. Quindici in tutto gli indagati, italiani e stranieri che si rifornivano di poca sostanza per volta, per sfuggire così all’eventuale arresto in flagranza di reato.
Al centro di questa vicenda “Zia Rosy”, nome di battaglia di una donna di 48 anni senza scrupoli – P.A.B. le iniziali – che è accusata di vendere cocaina a domicilio facendosi spalleggiare da due aiutanti di 25 e 26 anni, uno italiano e uno albanese, finiti con lei in manette nella mattinata di ieri, lunedì.
Altre due persone, figure minori, sono state arrestate e gravate della misura cautelare dell’obbligo di firma: sono R.M., 62 anni e C.E., 48 anni di origini albanesi, i gregari di questo gruppo, gli aiutanti che spesso mettevano a disposizione la propria auto per gli spostamenti (è il caso di R.M.).
Tutto partì nel maggio del 2018 quando un’intera famiglia arrivò in questura per denunciare un’estorsione ai danni di un ragazzo – figlio della coppia – che per un debito di coca di 1500 euro veniva anche percosso per riconsegnare l’equivalente della doga comprata.
La famiglia, persone senza precedenti, aveva già cominciato a saldare il debito pagando 300 euro ma i modi di Zia Rosy e dei suoi accoliti spaventarono le vittime che chiesero aiuto alla polizia.
E qui ha inizio l’indagine vera e propria, coordinata dalla procura della repubblica di Varese e condotta con gli uomini dell’anti droga della squadra mobile.
Cominciano i pedinamenti e si scopre che Zia Rosy spaccia. Va nei bar e concorda le consegne che vengono in alcuni casi effettuate portandosi in macchina i due figli: la più giovane non ha neppure 18 anni. La presenza in auto di giovanissimi serve evidentemente a non dare nell’occhio. Ma l’auto è controllata e la polizia scopre tutto.
Dal maggio 2018 sono state verificate 700 cessioni di stupefacente per un giro complessivo di 40, 50mila euro. La droga veniva venduta a 40 euro per mezzo grammo e spesso le quantità non corrispondevano neppure al peso “dichiarato”.
Sono state effettuate anche perquisizioni in casa degli indagati e in un’occasione sono stati trovati in un’abitazione anche due ospiti, due albanesi che si portavano appresso 4 chili di hascisc, anche loro finiti nella rete della questura e arrestati (sono T.A., 30 anni e C.Z., 27 anni).
I rifornimenti di cocaina avvenivano attraverso tre distinte strutture e il passaggio di mano della droga in luoghi isolati come in riva al lago a Bardello, o lungo la pista ciclabile. Tra le zone di spaccio il lago a Gavirate, o i parcheggi nella zona di San Bartolomeo a Cocquio Trevisago, o in zone isolate ma facilmente raggiungibili di Besozzo.
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