In caso di Hard Brexit automotive e aerospazio i settori più esposti

Una ricerca di The European House-Ambrosetti valuta gli impatti e le implicazioni nel caso di un'uscita del Regno Unito dalla Ue senza un accordo

Brexit: ovverosia gli stupidi decidono

Recentemente lo storico corrispondente da Londra della Rai, Antonio Caprarica, intervenuto all’assemblea dell’Ordine degli ingegneri di Varese, in merito alla Brexit ha detto con chiarezza che sono gli stessi inglesi i primi a non capire che cosa sta succedendo.  «Nel parlamento britannico non c’è una maggioranza definita né a favore né contro un accordo per la Brexit, ma solo blocchi di minoranza – ha spiegato il giornalista – Di fatto la Brexit ha dato una picconata a tutti, in primis all’Europa, sancendo una divisione che conviene a Usa e Cina».

Entro la mezzanotte del 12 aprile, termine ultimo della proroga, il parlamento britannico dovrà decidere. In caso di Hard Brexit, definizione che sta a indicare un’uscita dall’Unione Europea senza aver negoziato un accordo specifico, si avranno una serie di effetti immediati con una ricaduta economica importante per entrambe le parti. I cittadini europei che vivono in Inghilterra sarebbero in un paese extracomunitario e lo stesso accadrebbe ai cittadini britannici che risiedono nei paesi dell’Unione. Inoltre, fin da subito sarebbero privi di efficacia gli accordi di libera circolazione delle merci e delle persone, attualmente in vigore all’interno dei paesi membri.

La Brexit è stata uno dei temi principali affrontati nel recente workshop di Cernobbio organizzato da The European House-Ambrosetti che ha pubblicato un’interessante ricerca sull’argomento dal titoloVerso una Hard Brexit: impatti e implicazioni di un percorso sempre più incerto. Secondo gli esperti del famoso think tank, seppure una stima economica di questo impatto sarebbe ancora prematura, c’è unanimità tra i principali osservatori nel ritenere che le ricadute saranno negative per entrambe le parti, con un’esposizione maggiore per il Regno Unito. Lo scenario peggiore risulterebbe da una Hard Brexit, con una mancata crescita economica dell’Ue pari all’1,5% del Pil comunitario al 2030 e una mancata crescita dell’economia inglese al 2030 compresa tra il 4% e il 9,3% del Pil britannico.

C’è un passaggio della ricerca che riguarda l’aerospaziale e l’automotive, due settori molto importanti per l’economia del Varesotto, in grado di incidere significativamente sull’export della provincia che sfiora i dieci miliardi di euro. «Il comparto manifatturiero sarà quello maggiormente impattato in caso di Hard Brexit – scrivono gli autori del paper – Automotive e aerospazio sono i settori più esposti. Complessivamente, la disruption delle catene del valore potrebbe causare danni economici pari all’1,5% del Pil europeo e al 4,5% del Pil britannico».

Nel 2018 la Ue ha esportato 1,8 milioni di nuove autovetture verso il Regno Unito, per un valore di 33,3 miliardi di euro, pari all’85% delle importazioni complessive di automobili nel Regno Unito e al 32% del totale delle esportazioni totali di automobili dell’Ue. Nello stesso anno, 671.583 autovetture assemblate nel Regno Unito sono state esportate nell’Unione Europea, per un valore di 12,6 miliardi di euro, pari al 51% del totale delle esportazioni di auto del Regno Unito e al 20% delle importazioni complessive di autovetture nel mercato europeo. L’80% delle parti e componenti automotive importati dal Regno Unito nel 2018 proveniva dall’Unione Europea, pari al 16% del valore totale delle esportazioni Ue di parti e componenti automotive. Il 60% delle parti e componenti prodotti in Inghilterra è stato esportato nel mercato europeo, pari al 18% del valore totale delle importazioni di componentistica automotive dell’Unione.

In caso di Hard Brexit l’attuale sistema di transito delle merci verrebbe notevolmente irrigidito. Nel paper redatto da The European House-Ambrosetti si riporta l’esempio della casa automobilistica giapponese Honda. Se oggi i componenti che arrivano dalla Ue al Regno Unito impiegano tra le 5 e le 24 ore, in caso di Hard Brexit potrebbero impiegare da un minimo di 2 o 3 giorni a un massimo di 9 giorni, con 60.000 dichiarazioni doganali aggiuntive. Questo implicherebbe un costo in termini di personale e infrastrutture Ict di 2,4 milioni di euro e forti ricadute in termini di gestione degli spazi di magazzino.

Secondo la ricerca, gli stessi problemi doganali colpirebbero il settore dell’aerospazio, con l’aggravante ulteriore che per rimanere competitive le industrie del settore hanno la necessità di partecipare a progetti, bandi e piattaforme di ricerca europei, in cui le aziende britanniche ricoprono spesso un ruolo centrale. Leonardo (ex Finmeccanica), che in provincia di Varese ha una presenza storica nella produzione di elicotteri, addestratori militari e sistemi di difesa, preferirebbe un’uscita soft visti i molteplici interessi italiani in terra inglese. Nel frattempo Airbus, il colosso europeo del settore, ha dichiarato che in caso di Hard Brexit lascerà l’Inghilterra.

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Pubblicato il 08 Aprile 2019
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