La burocrazia costa alle imprese 35 miliardi di euro

L'economista Carlo Cottarelli è intervenuto alla terza edizione della Rassegna di diritto pubblico dell'economia organizzata da Upel (Unione provinciale enti locali)

Economia generiche

«Quando ero stato incaricato di formare il governo e mi si chiedeva quali fossero le mie tre priorità rispondevo: ridurre la burocrazia, ridurre la burocrazia, ridurre la burocrazia». Così ha esordito Carlo Cottarelli alla terza edizione della Rassegna di diritto pubblico dell’economia organizzata da Upel (Unione provinciale enti locali) in corso in questi giorni alle Ville Ponti di Varese.

Invitare il famoso economista dell’università Bocconi a parlare della “macchina burocratica” e del “decreto concretezza” è stato più che un invito a nozze essendo la burocrazia uno dei temi analizzati nel suo libro “I sette peccati capitali dell’economia italiana” pubblicato da Feltrinelli. «Se si vuole far ripartire il paese – ha continuato Cottarelli – bisogna semplificare il più possibile, a partire dal numero delle leggi, che sono troppe, almeno 10mila a livello nazionale, come la Francia, ma poi ne abbiamo altre 27mila a livello regionale».

Questa complessità di regole rende difficile la vita dei cittadini e delle imprese che devono passare più tempo dal commercialista e dall’avvocato per capire come interpretare alcune disposizioni stratificate nel tempo. L’economista cita la classifica “Doing businnes 2019“, stilata dalla Banca Mondiale in base ad alcuni indici che rivelano la capacità di un sistema di favorire o meno l’intrapresa economica. Lo studio prende in considerazione 190 economie, dall’Afghanistan allo Zimbabwe, con l’Italia che si piazza al 51mo posto.

Compilare moduli spesso “inutili” alle Pmi costa 35 miliardi di euro l’anno, come se fosse una seconda tassa sui profitti. A questo si aggiunge la perdita di tempo, la vera risorsa scarsa degli imprenditori. Ridurre il costo della burocrazia e ripristinare la certezza del diritto avrebbe un impatto diretto sulla competitività delle nostre imprese che stanno perdendo terreno rispetto ai principali competitor europei. «Il proprietario delle gelaterie Grom – racconta l’economista – mi disse che per aprire a Tokyo un punto vendita ci mise un anno per aprirlo a Roma sette anni».

La soluzione, secondo Cottarelli, esiste e dovrebbe partire dall’eliminazione delle norme inutili e dalla semplificazione della tassazione. Un processo che però non potrebbe essere mai condotto dal governo centrale e dai ministeri. «Ho perso la fiducia che tutto questo possa partire da Roma – conclude Cottarelli – quelli che stanno nel palazzo non hanno la mentalità giusta. Occorre coinvolgere un gruppo di imprenditori in un progetto, come stiamo già facendo con la Bocconi, e fare indicare a loro quali sono le norme che rappresentano il grande ostacolo e i cambiamenti necessari. Indicazioni che il capo ufficio legislativo, sotto stretto controllo, dovrà tradurre in leggi».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Aprile 2019
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