Laforgia: “qualche precisazione a proposito di mucche”
La risposta dell'ex presidente della commissione cultura al consigliere comunale Pinti
Mi permetto di fare qualche precisazione al commento del Consigliere comunale Marco Pinti, pubblicato oggi, 11 aprile 2019, su VareseNews.
Intanto mi sento di dover pubblicamente ringraziare Pinti per le generose parole di apprezzamento, che nei giorni scorsi ha avuto la bontà di manifestare nei miei confronti. Confesso, che, a un certo punto, ho avuto paura di essere stato colpito da una grave malattia, per i toni alti e le immeritate lodi che mi ha indirizzato e che solitamente si rivolgono a chi ha lasciato o sta per lasciare questo mondo.
Ma dopo essermi accertato del mio stato di salute (che, anche grazie al parere del mio medico, sembrerebbe non destare particolari preoccupazioni), mi sono immerso nella lettura del suo ultimo intervento, sperando di trovare ancora una volta un encomio solenne del mio operato. Grande è stata la mia delusione e la mia vanità è stata giustamente punita…
Tuttavia, non posso esimermi dal notare e dal far notare che il Consigliere Pinti si comporta con il testo in cui la lista «Progetto Concittadino» ed io spiegavamo le ragioni delle mie dimissioni, come se, dando da mangiare del cacao ad una mucca, per riprendere uno dei Pensieri spettinati dello scrittore polacco Stanisław Jerzy Lec, si aspettasse poi di mungerle del cioccolato.
(So che all’esponente della Lega di Salvini la metafora della mungitura non dovrebbe essere estranea. Del resto, tutti gli italiani, grazie alle scelte politiche della Lega, sono stati munti al fine di pagare 1,34 miliardi di euro di multe, per aver superato, tra il 1995 ed il 2009, la quota nazionale di produzione di latte.)
Il Consigliere Pinti, infatti, pensa che, anteponendo la sua interpretazione al testo di cui sopra, si possa ricavare un senso diverso dalle parole che vi sono scritte. Pertanto, approfitto di questo spazio, per precisare quanto segue:
- non ho mai lamentato una «scarsa collaborazione con l’Assessore Cecchi», ma ho parlato di una scarsa e rapsodica comunicazione, probabilmente riconducibile alla mia «incapacità» a svolgere il ruolo che mi era stato assegnato;
- non ho mai affermato di essermi «ritrovato più volte a supplire di fatto le funzioni [dell’Assessore] nel rapporto con associazioni e realtà locali» (e non vedo come avrei mai potuto), ma ho scritto che in questi anni sono stato percepito pubblicamente come espressione diretta dell’Assessore alla Cultura e al Turismo e, di conseguenza e con notevole imbarazzo da parte mia, sono stato «costantemente interpellato da realtà associative, grandi e piccole, che operano in ambito culturale e che reclama[va]no da me risposte che non riescono ad avere dall’Assessorato».
Ma di questo, di politica culturale e di metafore bovine, sono sicuro che avremo ancora occasione di parlare.
Enzo R. Laforgia
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