Sciopero a Leonardo: gli straordinari non si comunicano, si contrattano
La One company comunica nuovi orari e straordinari senza passare dal sindacato e dalla contrattazione territoriale. Fiom, Fim e Uilm non gradiscono

Sciopero di due ore su ogni turno allo stabilimento di Leonardo a Vergiate. Una decisione unitaria presa da Fiom, Cgil, Fim Cisl dei laghi e Uilm che ripropone preoccupazioni sollevate già tre anni fa al momento della costituzione della One company. Con l’azzeramento del vecchio assetto di Finmeccanica e l’incorporamento delle controllate nella società principale, la casa madre ha cercato di standardizzare anche i contratti nei diversi territori.
A guardarlo da fuori questo sciopero sembra quasi una contraddizione. Perché farlo se la divisione elicotteri di Leonardo viene da un anno strepitoso sia sul piano produttivo che su quello dei ricavi, i prodotti che escono dagli stabilimenti di Vergiate conquistano nuovi mercati e l’occupazione tiene con prospettive interessanti? La risposta è semplice: alcuni aspetti del contratto, come variazioni degli orari e straordinari, non vanno comunicati, bensì vanno contrattati, meglio se territorialmente.
Una lesa maestà, dunque, che il sindacato, a pochi giorni dalla presentazione della nuova piattaforma, prevista per il 30 maggio a Roma, non ha evidentemente gradito. «Noi crediamo che gli aspetti fondamentali del lavoro vadano contrattati cioè dove servono. Se vengono chiesti più sacrifici ai lavoratori è giusto che gli straordinari passino dalla contrattazione e non dalla comunicazione aziendale» spiega Andrea Borin della Fim Cisl dei Laghi.
«Bisogna riportare l’organizzazione del lavoro a livello di singolo sito – aggiunge Fabio De Rosa della Uilm – Quindi se si vogliono gestire i picchi lavorativi bisogna farlo tenendo conto della storia di quella fabbrica perché ogni decisione incide sulla vita e le famiglie dei lavoratori».
L’assenza di un tavolo territoriale dove discutere di queste cose rappresenta dunque un problema da affrontare al più presto, perché, secondo il sindacato, la standardizzazione voluta dalla One company porta a delle inefficienze a tutti i livelli.
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