A Salty Dog

It was 50 years ago today è una nuova rubrica di recensioni che racconterà i principali LP usciti 50 anni fa

Cinquant’anni fa si scriveva la storia del rock: praticamente ogni settimana usciva un disco che sarebbe poi considerato quasi una pietra miliare di questa musica. Da questa settimana esamineremo cronologicamente – anche se la precisione sulle date di uscita non potrà essere assoluta – questi dischi con una breve presentazione, qualche curiosità e, ove possibile, qualche inserto sonoro o video. 

A Salty Dog

I grandi Procol Harum a giugno ’69 arrivano al terzo album: il primo nel quale le cose vengono fatte bene, con calma, e con un budget sufficiente.

Erano uno straordinario gruppo, ingiustamente ricordato quasi solo per i formidabili hit mondiali (tradotti spesso anche in italiano), quando invece i 33 giri dimostravano la loro grande versatilità come gruppo rock blues a tutto tondo. Purtroppo A salty dog sarà anche l’ultimo disco con la formazione originaria: il primo ad andarsene sarà il bassista David Knights, e quasi subito Matthew Fisher, una delle menti di Whiter shade of pale. Non che non fecero altri buoni album, a parte il successivo che fu un flop, ma non sfondarono più: peraltro, visto che avevano un ottimo live act, furono invitati a Woodstock per suonare prima di Crosby, Stills, Nash e Young, ma rinunciarono per tornare in Inghilterra dove stava per nascere il figlio del chitarrista Robin Trower.

Col senno di poi – nessuno si aspettava che Woodstock sarebbe stato l’Evento del rock – Trower disse che se ci avessero suonato sarebbero diventati una delle più grandi band del mondo. Per la cronaca il figlio nacque poi con due settimane di ritardo.

Curiosità: per gli adolescenti degli anni sessanta la title track rimarrà la sigla finale di Avventura, il programma di Bruno Modugno alla tv dei ragazzi: quella iniziale era la beatlesiana She came in through the bathroom window cantata da Joe Cocker.

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Pubblicato il 01 Giugno 2019
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