Cinghiali e selvatici in crescita: l’assessore Rolfi a confronto con agricoltori e cacciatori
Rolfi ha illustrato le ultime iniziative prese a livello regionale per contenere la fauna selvatica, ma ha anche voluto ascoltare le osservazioni di chi opera sul territorio del Varesotto

Cinghiali, ma anche cervi, caprioli, persino mufloni nel mirino di Regione Lombardia che sta cercando di perfezionare gli strumenti per contenere il numero di selvatici che popolano in particolare le aree prealpine, creando non pochi problemi quando danneggiano fondi e coltivazioni, ma anche quando diventano un pericolo per la sicurezza stradale.
Oggi pomeriggio l‘assessore regionale all’agricoltura Fabio Rolfi ha incontrato nella sede di Regione Lombardia di Varese i rappresentanti delle diverse categorie interessate alle politiche di contenimento e controllo della fauna selvatica, dagli agricoltori ai rappresentanti dei cacciatori, ma anche guardie ecologiche e responsabili territoriali delle aree protette della provincia.
Rolfi, che sta effettuando incontri analoghi in tutte le province lombarde, ha illustrato le ultime iniziative prese a livello regionale per contenere la fauna selvatica, ma ha anche voluto ascoltare le osservazioni di chi opera sul territorio.
«C’erano delle criticità e abbiamo messo in campo azioni per risolverle – ha detto l’assessore – In particolare è stato risolto il problema del foraggiamento, che ora è possibile e permetterà di essere più efficaci e meno burocratici nella gestione della fauna selvatica».
La situazione della provincia di Varese – con tre grandi parchi e ben 22 Sic (siti di interesse comunitario, che godono di un particolare regime di tutela dettato da una direttiva europea) – è particolarmente complessa: «C’è un notevole mosaico di situazioni diverse sul territorio – ha spiegato Chiara Bossi, dirigente dell’Ufficio Territoriale Regionale Insubria – e questo complica sia la gestione sia la quantificazione del numero di capi, anche se su entrambi i fronti sono stati fatti notevoli passi avanti, anche grazie alla geolocalizzazione che si permette di mappare le aree più a rischio».
Anche i dati in possesso della Regione sui danni provocati nel Varesotto da cinghiali, cervi ed altre specie non sono totalmente aderenti alla realtà: spesso, è stato detto in diversi interventi dai rappresentanti degli imprenditori agricoltori, si rinuncia a denunciare perché la procedura è diventata lunga e complicata, e viene rimborsata solo una parte del danno.
I piani di contenimento ci sono e funzionano, così come le nuove tecnologie per la mappatura degli animali selvatici, anche se da parte dei rappresentanti dei cacciatori è stato evidenziato come l’invecchiamento della popolazione dei cacciatori e il mancato ricambio generazionale, ma anche i costi a loro carico e la difficoltà di approccio con le nuove metodologie come la geolocalizzazione, rendono questo compito sempre più impegnativo.
All’incontro erano presenti anche i consiglieri regionali varesini Emanuele Monti e Samuele Astuti.

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