Dario Previero è il nuovo presidente di Amaplast
L'associazione nazionale di categoria, aderente a Confindustria, raggruppa oltre 160 costruttori di macchine, attrezzature e stampi per materie plastiche e gomma

Dario Previero è il nuovo presidente di Amaplast, associazione nazionale di categoria, aderente a Confindustria, che raggruppa oltre 160 costruttori di macchine, attrezzature e stampi per materie plastiche e gomma.
L’elezione è avvenuta 25 giugno, presso Villa Erba a Cernobbio, durante l’annuale assemblea dei soci. Insieme a Previero sono stati eletti due vicepresidenti Gabriele Caccia e Massimo Margaglione. Nella parte pubblica dell’evento si è tenuta una tavola rotonda dal titolo “Macchine per plastica e gomma: le sfide del futuro”, con interventi di Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison, Federico Visconti, della rettore Liuc, Antonello Ciotti, presidente di Corepla, e Giuseppe Scicchitano, packaging manager Henkel.
Marco Fortis ha descritto il quadro macroeconomico a livello globale, con un focus sugli effetti sul commercio mondiale e sul comparto delle macchine per plastica e gomma delle tensioni commerciali fra Stati Uniti e Cina, di quelle politiche con Iran e Russia, del rallentamento dell’economia cinese e di altre dinamiche che coinvolgono importanti player mondiali. Il rettore Visconti, da ottimo aziendalista qual è, ha analizzato la struttura delle aziende costruttrici e di come tali caratteristiche possono influenzare le loro performance, soprattutto a livello economico e finanziario; inoltre, ha esaminato la capacità di innovazione attraverso un’analisi dell’attività brevettuale delle imprese del comparto.
Antonello Ciotti, presidente di Corepla, ha invece presentato e commentato i dati del 2018 relativi al riciclo di materie plastiche post-consumo, che ha segnato un +9,7% sul 2017, superando un volume di 643.000 tonnellate. La discussione è stata poi estesa in prospettiva alla tematica della direttiva SUP (single use plastics), anche in ottica di economia circolare e di impiego delle bioplastiche. Temi ripresi con un punto di vista aziendale da Giuseppe Scicchitano che ha approfondito la visione sulla sostenibilità degli imballaggi in plastica e sull’impiego di materiali riciclati.
Il presidente uscente di Amaplast, Alessandro Grassi, ha illustrato nel suo discorso l’andamento dell’industria italiana delle macchine, attrezzature e stampi per materie plastiche e gomma. «Il 2018 ha verosimilmente chiuso un ciclo di crescita per il settore – ha detto Grassi – consolidando i risultati record del 2017, che aveva registrato incrementi a due cifre per tutti gli indicatori».
In base alle elaborazioni del Centro studi Amaplast, lo scorso anno la produzione è risultata in ulteriore, seppur modesta, progressione mentre l’export ha mostrato solo una leggera contrazione. Bene importazioni e mercato interno, quest’ultimo beneficiando delle misure di sostegno agli investimenti messe in campo nell’ambito della precedente legge di stabilità.
Per il 2019, invece, è attesa un’inversione di tendenza, con un decremento sia del mercato interno sia delle esportazioni. I dati del commercio estero di settore riferiti al primo trimestre dell’anno – recentemente diffusi dall’Istat – evidenziano una frenata: -20% circa all’import e -8% all’export. Del resto, nel corso dei primi mesi del 2019 si è già manifestato un indebolimento degli scambi a livello globale, esito anche delle politiche protezionistiche messe in campo dai principali attori.
L’industria manifatturiera mondiale pare avviarsi verso una fase di rallentamento e quella italiana non fa eccezione; l’indice della produzione industriale è arretrato più volte in territorio negativo e preoccupa il ribasso degli ordinativi. La fiducia degli imprenditori mostra segnali intermittenti e il quadro si presenta debole e con prospettive poco favorevoli. «Tra l’altro – ha precisato Grassi – le informazioni che ci arrivano dai “cugini tedeschi” sono tutt’altro che rassicuranti: nei primi mesi del 2019 gli ordinativi di macchine a iniezione sono crollati (secondo una stima del tutto ufficiosa, del 30%), trascinati al ribasso dalla crisi del settore automotive».
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