Ieri l’industria, domani il turismo e la cultura: ecco come cambia Varese

Dal Sacro Monte al Lago, dal Campo dei Fiori a Villa Panza: #territorintour ci fa scoprire la vocazione turistica di Varese.

Resta forte il tessuto produttivo della città di Varese. Ma il capoluogo sta ritrovando una sua identità culturale e punta forte sul turismo come fattore di crescita. Ecco il racconto dei quattro giorni varesini di #territorintour, il progetto di Varesenews e Confartigianato Imprese per raccontare il territorio che cambia.

La mobilità

Il cambiamento della città di Varese riguarda innanzitutto la mobilità. Il tema principale è, ovviamente, quello legato al progetto di recupero delle stazioni ferroviarie, che coinvolgerà anche piazzale Kennedy con la creazione di un terminal per gli autobus. «Gli effetti di quest’opera vogliono espandersi oltre ciò che verrà effettivamente realizzato da noi», ha spiegato Andrea Civati, assessore all’Urbanistica del comune di Varese. Il riferimento ad investimenti privati come «il parcheggio multipiano dell’ospedale Del Ponte, all’area ex Enel che diventerà un agglomerato commerciale e di servizi, al parcheggio di via Carcano».

Il treno è però solo il primo capitolo del racconto di una mobilità urbana che vuole diventare emanciparsi dall’auto privata. Come detto, il progetto rivoluzionerà anche la stazione degli autobus. «Varese si sta coraggiosamente attrezzando per un maggiore utilizzo dei mezzi pubblici», afferma il responsabile relazioni esterne di Autolinee Varesine Marco Regazzoni. E poi c’è la bicicletta. Meglio, c’è la nuova pista ciclabile che collega le stazioni al lago. Un percorso misto, «urbano e turistico, che può servire a chi usa la bicicletta per spostarsi verso il luogo di lavoro, ma anche a chi sta percorrendo la via Francisca o vuole vedere un angolo particolare della città di Varese», puntualizza l’assessore all’Ambiente Dino De Simone, «realizzata con i fondi di Regione Lombardia e Comune di Varese, è pensata per collegare una rete di altre ciclabili che tendono verso il lago Maggiore da una parte, la valle Olona e Milano dall’altra».

Il turismo

È certamente il lago la principale attrazione turistica della città. «Ormai da qui passano durante l’anno circa 9mila persone, anche grazie agli accordi stretti con società sportive internazionali. Senza contare l’impatto della ciclabile, che ha portato molti a vivere maggiormente il nostro lago», sottolinea il direttore generale della Canottieri Varese, Pierpaolo Frattini. Lago che però ha bisogno di migliorare sotto il profilo ambientale. «In questi ultimi anni è stato fatto molto», ricorda l’assessore regionale all’Ambiente, il varesino Raffaele Cattaneo, «se prendiamo la presenza delle particelle di fosforo abbiamo avuto un drastico calo. Abbiamo ancora lavoro da fare, ma rendere questo specchio d’acqua balneabile è un obiettivo alla portata».

Il turismo, a Varese, può però essere anche di matrice culturale. Tra le attrazioni, in questo senso, c’è sicuramente Villa Panza: bene del Fai, sede di una collezione internazionali, «vede un continuo aumento di visitatori e un’attenzione ben al di là dell’Italia», assicura Giuliano Galli, area manager Fai Lombardia Prealpina. Cultura che, al Sacro Monte, si fonde con la spiritualità. Da qui passa la via Francisca del Lucomagno, «antico percorso declinato in epoca moderna, che abbiamo voluto portare nel territorio far rivivere questo punto di passaggio tra la pianura padana e la porta del nord Europa», la descrizione di Ferruccio Maruca, promotore del progetto per conto della regione. «In stagione i turisti al Sacro Monte arrivano da molti paesi europei», spiega il gestore del ristorante Al Ceppo Gianmario Crosignani, «mentre queste zone, e gli assaggi più particolari, sono scoperte dai varesini più nella stagione invernale».

E poi c’è lo sport. «La Varese sport commission infatti è nata per valorizzare le attività turistiche sportive del territorio come catalizzatore di grandi eventi proprio in funzione di una ricaduta economica sul territorio», ricorda Enrico Argentiero responsabile marketing territoriale e turismo della Camera di commercio di Varese. Infine, il Campo dei Fiori: «un parco di circa 600mila ettari, con oltre 200 chilometri di sentieri segnati», sottolinea il presidente dell’ente gestore Giuseppe Barra, «nato per preservare alcune cime dalla cementificazione, ora permette di praticare attività sportive che vanno dall’orienteering al volo a vela, dal parco avventura al canoing».
Turismo che, non va dimenticato, significa anche occasione di lavoro. Ad esempio per i ragazzi che scelgono l’indirizzo alberghiero, «un settore sempre più gettonato, complici anche le trasmissioni televisive che vedono protagonisti i cuochi», spiega la presidente del consiglio di amministrazione di Agenzia Formativa Varese, Rosa Ferrazzi, «però va sottolineato che comunque si formano in una provincia che diventa sempre più turistica e che di lavoro ne offre davvero parecchio».

La cultura

Che la cultura possa giocare un ruolo fondamentale nel definire l’identità della Città Giardino lo ha ben chiaro in testa il sindaco Davide Galimberti. «In passato è stata sottovalutata, ma ora è al centro della politica amministrativa. Varese ha un patrimonio dato dal suo paesaggio e per questo abbiamo istituito un festival che sta crescendo. Ma questo è solo l’inizio: l’obiettivo è raggiungere il bacino gravitazionale nell’area milanese e i giochi olimpici rappresentano ulteriori opportunità». Non si tratta solo di grandi eventi, però. La cultura può giocare un ruolo anche per rivitalizzare le periferie. È successo alle Bustecche, dove Karakorum Teatro ha dato vita ad uno spazio dove si fa teatro di livello nazionale e si anima il quartiere.
Anche don Michele Barban, presidente del Centro Gulliver che gestisce il Teatrino Santuccio, è convinto che «i varesini devono diventare sempre più consapevoli delle cose belle che hanno. Non devono limitarsi a rimpiangere i tempi delle banche e dell’artigianato, ma guardare anche al grande patrimonio che c’è. Cultura è anche consapevolezza dei propri valori».

Il tessuto economico

Aree dismesse che si riconvertono, aziende che si reinventano. Anche se il numero di aziende attive sul territorio si è ridotto, erano 7.525 nel 2010 e sono scese a 6.988 nel 2017, il tessuto economico cittadino resta molto forte. Intanto, ci sono le aree industriali dismesse da recuperare. «È un processo inevitabile, non solo varesino. In città c’è un tendenza che si sta già rafforzando: quella di aumentare i locali. E cosi io vedo Varese nel futuro. I negozi di quartiere, e i servizi decentrati, potrebbero stare invece nelle aree ora dismesse: una tendenza anglosassone che ha senso anche qui, e l’area ex Enel potrà rappresentare un buon esempio».  L’area in questione è destinata a diventare un agglomerato commerciale appena fuori il centro storico di Biumo. «L’intervento vuole recuperare questi edifici ancora staticamente in buone condizioni e restituire un pezzo di un’area letteralmente chiusa ai residenti, tanto che la prima cosa che abbiamo fatto è stata demolire i muri di recinzione», spiega la direttrice dei lavori Manuela Brusa Pasquè.

Intanto, però, in città si continua a produrre. Succede a Belforte, con la Tipografica Varese, una realtà che da 92 anni stampa solo libri: quasi tutti i quelli scolastici e molte prime edizione dei libri più amati, dal Gattopardo a Harry Potter. E, poco più in là, alla Redaelli, 22mila metri quadri di stabilimento in cui lavorano 130 persone. Altro esempio, la sartoria Vergallo, che oggi ha il 30% dei clienti nel Regno Unito. O la meccanica Regnani: fondata 70 anni fa, in un capannone in mezzo ai campi, oggi completamente circondata da condomini. Realtà storiche alle quali si affiancano nuove attività, come 50&50, il primo birrificio artigianale varesino, che si è insediato in una vecchia cartiera abbandonata. «Queste sono zone che storicamente hanno vissuto d’altro, di industria. Ma l’industria sta scomparendo e così, per rilanciare quest’area, si dovrebbe puntare su cibo e turismo, legati magari a luoghi adatti allo sport: qui ci sono luoghi che su questi settori possono dare molto», affermano convinti i fondatori Alberto Cataldo ed Elia Pina. Idea tutt’altro che peregrina: lo scorso anno da Genova si è trasferito a Varese Federico Lodi Rizzini, per aprire un ristorante un po’ ligure ed un po’ varesino, il Basili&Co.

L’università

Negli ultimi vent’anni ha rappresentato uno dei principali elementi di cambiamento della città. Una realtà che oggi «ha convenzioni con 300 atenei in tutto il mondo, per permettere ai nostri studenti di fare un periodo di studio o di formazione avanzata all’estero», sottolinea Giorgio Zamperetti, professore delegato all’internazionalizzazione dell’università dell’Insubria. E se quelli italiani partono, quelli stranieri arrivano: dalla Svizzera, da tutta l’Europa, ma anche dalla Cina. «Una tendenza che vogliamo rafforzare, istituendo un bando per i migliori studenti esteri che vogliano venire a studiare qui». Ad accoglierli questi ragazzi e ragazze trovano gli Erasmus angels. «Il nostro obiettivo è quello di assistere e aiutare ad entrare nella comunità di studenti dell’Insubria i giovani che vengono a studiare qui grazie a questo progetto», spiega il presidente del sodalizio Federico Colangelo.

Legato all’università, in particolare alla facoltà di Medicina, è anche l’ospedale Filippo Del Ponte. Una realtà che sta vivendo un profondo cambiamento, una trasformazione «non solo architettonica, ma che riguarda un lungo lavoro di trasformazione delle professionalità che ha portato, nell’ambito della realizzazione di un nuovo reparto di terapia intensiva neonatale, allo studio di stanze che possano accogliere le madri dei bambini prematuri in stanza 24 ore su 24. Un metodo che esiste nei paesi anglosassoni, ma che in Italia c’è solo in due reparti, uno dei quali è al Ponte», spiega Massimo Agosti, direttore della struttura complessa di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale del centro sanitario varesino. Un cambiamento, questo, che pone la città Giardino in una posizione di avanguardia.

Riccardo Saporiti
riccardo.saporiti@varesenews.it

VareseNews è da sempre un ottimo laboratorio per sperimentare l'innovazione digitale nel giornalismo. Sostienici in questa ricerca!

Pubblicato il 28 Giugno 2019
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.