Una lunga passerella sull’oceano
Prima tappa del cammino portoghese che da Porto arriva a Santiago de Compostela. Oggi la meta è una cittadina sull’oceano, Vila do Conde

Il cammino è fatto di poche regole semplici. Devi seguire una strada segnata, trovare un posto per dormire, meglio se economico e condiviso dai pellegrini, e avere un po’ d’acqua. Anche se quest’ultimo in Portogallo non è mai un problema perché fa meno caldo ed è pieno di bar.
Con questi punti fermi a volte le tappe sono un po’ rigide. Le guide, pur mettendo subito in chiaro che ognuno può scegliere sulla base del proprio gradimento, danno alcune indicazioni per semplificare.
Oggi la tecnologia fa un po’ il resto, perché una app fatta bene ti presenta tutto in un’unica schermata. Così non ti perdi, sai quanta strada puoi fare e ti indica anche dove potrai trovare un buon ostello. L’aggettivo è sempre relativo, ma di solito se ci sono tanti commenti ci si può fidare abbastanza.
Tante premesse per raccontarvi la mia prima tappa in terra portoghese seguendo il cammino della costa. Partenza da Porto, ma il primo tratto per uscire dalla città l’ho fatto in metropolitana arrivando a Matosinhos, dove sono tante spiagge, ma soprattutto è tutto un cantiere navale. Lì la prima sorpresa: il ponte Movèl è in manutenzione e quindi non si può passare. Una bella rogna perché la strada per arrivare a quello dopo non è proprio due passi. Ci ha pensato il comune che ha messo una navetta gratuita che ti porta esattamente dall’altra parte del fiume. Così mi sono risparmiato un altro chilometro. Alla fine della giornata comunque ne restano fatti 24 e per essere il primo giorno non è male.
La prima parte del cammino è un po’ noiosa perchè si snoda tutta su un lungo mare senza particolari interessi ad eccezione del fato di Boa Nova. Inaugurato nel 1926 cambiò la vita a tanta gente perché quel tratto veniva chiamato la Costa nera per via di un numero altissimo di naufragi.
Dal faro si apre uno scenario che in modi diversi mi accompagnerà fino alla fine. Nel 2011 il governo locale ha deciso di dare un forte impulso al cammino e così ha realizzato chilometri e chilometri di passerelle che corrono di fianco all’oceano sulle dune. Una struttura ecologica tutta in legno e con alcuni passaggi davvero notevoli.
Il profumo e il suono del mare accompagnano le tante persone che usano questa pista per camminare o correre. Pochissimi pellegrini in compenso. Su una brochure nell’ostello si dice esplicitamente che questo itinerario meriterebbe numeri maggiori, ma c’è da credere che questi cresceranno.
Le passerelle congiungono piccoli centri sul mare e così il cammino risulta un mix tra dimensione urbana e quella immersa nella natura.
Prima di partire non avevo fatto particolari ricerche sui centri che avrei attraversato, anche perché sono meno conosciuti delle città sul cammino francese. Così pensavo che Vila do Conde fosse poco più di un villaggio. Invece ha una popolazione come quella di Varese anche se la sensazione, a parte un discreto traffico, resta quella di essere in un piccolo borgo.
La cittadina su sviluppa in parte sull’oceano ed è attraversata dal fiume Ave. I ponti saranno un punto di riferimento spesso perché anche qui l’ingresso è consentito proprio da uno di questi. L’imminente monastero di Santa Clara si staglia su una piccola collina su un lato del fiume.
Una delle differenze scontate, ma poi mica tanto, dal vivere un cammino in Italia è la lingua, ma con questa anche usi diversi. Si avverte l’energia del cambiamento e viene indicata spesso con una serie di progetti in corso. Qui però c’è una dimensione ancora poco internazionale. Questo si risente anche rispetto al cammino.
Oggi è stata una tappa completamente solitaria. Ho incontrato sette otto persone che camminavano, ma senza che ci fosse l’occasione per scambiare due parole. È una dimensione che conosco e che all’inizio del cammino mi piace anche assaporare. Il silenzio, almeno quello delle parole è cosa rara e ogni tanto fa anche bene.
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