Il nuovo proprietario di Cavalca: “Sono vittima di una truffa”
Mauro Balconi, amministratore della Nord Clothing srls, la ditta che oggi è proprietaria di Cavalca, ci ha raccontato la sua verità in merito al licenziamento dei lavoratori
C’è una complicata vicenda giudiziaria dietro alla procedura di licenziamento collettivo dei dipendenti dello storico magazzino Cavalca di Arcisate.
Ieri pomeriggio, nel tentativo di capire cosa stesse succedendo, abbiamo contattato telefonicamente il nuovo proprietario del negozio, Mauro Balconi, amministratore unico e legale rappresentante della Nord Clothing srls, la ditta che oggi è proprietaria di Cavalca, che ci ha raccontato la sua verità, fornendoci anche copia di diversi documenti a supporto del suo racconto. Le stesse cose che ci ha raccontato ha deciso di scriverle nella notte anche ai consiglieri regionali Emanuele Monti e Giacomo Cosentino, che si stanno interessando della vicenda, e al sindaco di Arcisate Gianluca Cavalluzzi.
«In questi giorni dopo che è uscito il volantino sui licenziamenti, senza che nemmeno fossi stato avvisato, sono stato “massacrato”, tempestato da telefonate, insulti e minacce – dice Balconi -. Ma non ci sto a passare per il mostro che non sono. Sono vittima di una grossa truffa, sono stato derubato, e ho sporto denuncia alla Procura di Pavia perché venga fatta chiarezza».
Ecco il suo racconto, da cui abbiamo volutamente omesso i nomi delle persone e delle aziende accusate da Balconi di truffa, in attesa di poter sentire anche la loro versione.
«Il mio lavoro, oltre a gestire l’azienda della mia famiglia da oltre 30 anni, è anche acquisire e ristrutturare aziende in difficoltà specializzandomi come prevede il diritto e nello specifico l’art. 67 della legge fallimentare come “Assuntore”. Nel mese di novembre 2018 venivo a conoscenza che i signori Cavalca avevano intenzione di cedere l’attività, approfittavo della volontà di quest’ultimi e della condizione economica negativa per acquistare le quote, i beni e il marchio Cavalca. Chiedevo l’ampliamento della metratura di vendita da 1.500 metri a 2.500 che mi veniva concessa dalla Regione Lombardia nel mese di marzo 2019.
Nel giro di 3 mesi riducevo l’esposizione debitoria di oltre 500.000 euro e cercavo altri imprenditori che volessero occupare spazi all’interno del centro Cavalca in quanto la struttura interna e la tipologia attuale di vendita era ormai superata.
A gennaio 2019 informavo i sindacati e nello specifico la Cgil che il personale era in esubero e che sarebbero stati necessari tagli di almeno 8 unità dei 33 in servizio.
Ricevevo la disponibilità a una trattativa per la riduzione del personale sempre se non avessi trovato altre aziende interessate a parte dell’area di vendita.Nel mese di febbraio insieme ad un ex rappresentante di abiti si presenta un avvocato il quale dice di lavorare per uno specialista in svendite. Siccome era in programma una svendita delle rimanenze ormai in periodo di saldi e in previsione di una ristrutturazione dei locali, mi accordavo con questo specialista per procedere insieme alla svendita e concedergli anche due piani su tre se decideva di continuare con i suoi prodotti. Questo dopo aver preso informazioni e aver verificato che risultava proprietario di beni immobili a Milano per oltre 2.500 metri quadri, a Corsico e di diversi immobili e proprietà a Novara e Biella, oltre a 15 punti vendita che impiegavano 106 dipendenti.
La persona e il suo gruppo mi sembravano affidabili e concludevo un accordo provvisorio di “affido di reparto” che si sarebbe poi tramutato in cessione di azienda non appena avessero capito il target di clientela e deciso il numero di dipendenti Nord Clothing srls da ricollocare.Queste persone mi chiedevano in affido di reparto anche il punto di Varese per poter vendere abiti della loro azienda. Poichè il punto di Varese era in affitto da Iper Montebello Spa li accompagnavo dal direttore Generale di Iper il quale anche lui, prese le dovute informazioni sul gruppo, rinunciava a dare in affitto ad altro soggetto e accettava tale gruppo.
Il 30 maggio questi signori con tutte le loro promesse sono spariti svuotando il punto vendita e lasciando al sottoscritto i due dipendenti.Iniziata la svendita il 27 marzo iniziavano i primi problemi, l’affitto che doveva essere versato entro il 10 di ogni mese veniva versato il 28 marzo, nelle settimane seguenti venivano emesse fatture che risultavano subito insolute, i dipendenti non venivano pagati e dovevo provvedere io a pagare gli stipendi e i rispettivi contributi.
Questi signori con un raggiro mi facevano acquistare scarpe da un fallimento per più di 206.000 euro e oltre a non consegnarmi la merce la vendevano presso un loro punto vendita di Paruzzaro, per di più con del mio personale che non hanno nemmeno pagato.
Richiedevo subito la restituzione dei miei soldi e il pagamento di tutte le fatture emesse e in risposta il 2 maggio ricevevo 3 citazioni in giudizio in cui in due si diceva che i 206.000 euro non mi erano dovuti in quanto la merce acquistata mi era stata consegnata e pure venduta, quando in realtà da un controllo dei documenti contabili con i loro responsabili del punto vendita di Arcisate tale merce non è mai arrivata; un terzo atto giudiziario mi chiedeva 500.000 euro di danni per aver tolto i cartelli della svendita dopo che la Polizia municipale di Arcisate aveva redatto due verbali in data 28 marzo con formale diffida entro 10 giorni di rimuovere i cartelli “abusivi”.
Passati non 10 ma 20 giorni, il 19 marzo rimuovevo tramite ditta specializzata i cartelli abusivi che venivano subito presi come scusa per citarmi in giudizio.
In data 8 maggio dopo ripetute richieste di pagamento depositavo presso la Procura della Repubblica di Pavia formale denuncia per truffa verso queste due persone.Il 9 maggio presso la Cgil di Varese si teneva un incontro tra la rappresentante Cgil e il loro avvocato, il sottoscritto, Ascom Varese, tutti i 26 dipendenti della Nord Clothing srls (dei 33 in forza 6 dipendenti erano a termine e 1 si era licenziata), l’avvocato e la responsabile del personale dell’azienda di questi signori.
In quella sede tutti i dipendenti hanno sentito dall’avvocato di Cgil che in realtà il contratto di “affido di reparto” era di fatto una “cessione di azienda” e che l’azienda titolare di tale cessione doveva assumere di diritto tutti i dipendenti poichè la fattispecie rientrava chiaramente in continuità di azienda, che l’avvocato dell’azienda e la responsabile del personale si impegnavano a assumere buona parte dei dipendenti iniziando da subito una trattativa con i sindacati.
A seguito di quelle promesse, giorni dopo, al fine di poter procedere al passaggio dei dipendenti in numero ridotto a tale azienda la Nord Clothing è stata costretta per legge ad aprire la procedura di licenziamento collettivo, perché le aziende oltre i 15 dipendenti che vogliano ridurre il personale oltre le 5 unità sono obbligate per legge ad aprire una procedura di licenziamento collettivo.Di questo fatto e di questa procedura erano tutti a conoscenza, dai sindacati, ai lavoratori, ma sabato mattina senza nemmeno essere informato esce un volantino in cui si dice falsamente “Cavalca licenzia tutti”, vengo tempestato di telefonate, insulti, minacce quando ripeto tutti sapevano che il licenziamento collettivo è una procedura di legge per un’azienda come Nord Clothing srls, per di più i sindacati e lavoratori erano stati messi al corrente martedì scorso della truffa nei miei confronti, della denuncia penale depositata e dell’intera vicenda.
Come risultato dopo essere stato truffato, derubato, diffamato vengo presentato come un mostro che ha depredato un’azienda storica e subito dopo licenziato tutti i suoi dipendenti, quando in realtà le persone che mi hanno truffato con le loro azioni hanno incassato la bellezza di quasi 2 milioni di euro in soli due mesi con il mio magazzino, non hanno pagato i dipendenti, non hanno pagato affitto, le spese, ecc.. e nessuno li ha mai nemmeno nominati; io non posso più presentarmi da nessuna parte senza essere insultato e chi ha distrutto veramente il magazzino Cavalca si gode indisturbato 2 milioni con l’indifferenza dei sindacati che sapevano sin da marzo cosa stava succedendo avendoli sempre informati tramite incontri e pec con in copia Ascom Varese.
Oggi gli artefici di azioni estreme e diffamatorie hanno distrutto un progetto di aggregazione polifunzionale sulle proprietà Cavalca in Arcisate, hanno definitivamente distrutto un’attività, un marchio storico e tutto il suo avviamento, hanno distrutto la mia reputazione; su tutti i giornali e i social media vengo descritto come un bancarottiere senza scrupoli e un prestanome al soldo di imprenditori falliti quando in oltre 15 anni che faccio questo lavoro (anche se sconosciuto a tutti) sono sempre stato appoggiato dai più importanti studi legali di Milano e non ho mai rubato un euro a nessuno, ma al contrario ho cercato di risanare aziende o cessarle pagando tutti i creditori.
Spero che adesso tutti siano soddisfatti nell’aver (ora sì) distrutto un’azienda e un progetto che avrebbe solo portato innovazione e nuova occupazione ad Arcisate anche per quelli che giovedì saranno fuori dal negozio a protestare e inveire contro di me e la famiglia Cavalca.
Ho descritto questi fatti nella speranza che almeno la Procura faccia luce velocemente su questa vicenda e metta ognuno di fronte alle sue responsabilità in modo che i veri danneggiati si possano costituire parte civile».
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