Torture nei box, a fine mese i quattro minori a giudizio
Pesanti i reati, per i quali tre ragazzi sono in comunità e uno ancora in carcere. La difesa: «Fiducia nella giustizia»

La scuola è quasi finita ma per quattro studenti varesini nati fra il 2003 e il 2004 il vero esame alla fine dell’anno scolastico oramai perso comincerà il 24 giugno di fronte ad un giudice.
Sono i ragazzi imputati per i gravi fatti loro contestati avvenuti in un box delle Bustecche a metà dello scorso novembre quando un coetaneo per ore raccontò di essere stato sottoposto ad angherie di ogni genere: spogliato, picchiato, minacciato e derubato. Con una parola – tortura – fra i reati contestati, un reato da “grandi”, nato per colpire chi indossa una divisa e sottopone un cittadino inerme all’autorità della violenza e che per la prima volta in Italia viene contestato a dei giovanissimi, per giunta minorenni.
Di fronte al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di minorenni di Milano Marina Zelante finiranno tutti e quattro coi rimanenti capi di imputazione: sequestro di persona, violenza privata, rapina, lesioni. E tutti e quattro i giovani studenti sono tuttora sottoposti a misura cautelare.
Solo che tre dei essi stanno in una struttura protetta, una comunità dove lavorano, studiano e vengono di tanto in tanto in contatto con gli avvocati e soprattutto, su autorizzazione dei magistrati, coi famigliari, vero ponte, unico filo che permette loro di tenere accesa la speranza di potersi ricostruire una vita: le regole dedicate ai minori, anche nel processo sono rivolte a questo.
Il quarto imputato è invece ancora al carcere minorile Beccaria di Milano
«Chiederò la messa alla prova», dice il suo legale, Giancarlo Trabucchi.
Il rito richiesto dal pubblico ministero Sabrina Ditaranto è l’immediato e su questa procedura anche gli altri legali (Paolo Bossi e Pierpaolo Fusco, Luca Abbiati e Alessandro Indelicato) hanno chiesto l’innesto del rito abbreviato.
È scontata la richiesta dei difensori per la messa alla prova: sia nell’interrogatorio di garanzia seguito all’arresto, sia nei colloqui successivi coi magistrati, ampi – sentendo i legali – sono stati i segni di ravvedimento, le ammissioni di responsabilità e in alcuni casi anche la voglia di rivalsa che questi giovanissimi hanno manifestato.
Ma di fronte a loro ci sarà la legge, che in questo caso ha fatto il suo corso in maniera rapidissima, tanto che già il prossimo 3 luglio, data prevista per la seconda udienza e già calendarizzata, potrebbe arrivare la sentenza.
E la difesa della vittima? «Stiamo a guardare, consapevoli di avere piena fiducia nella magistratura», spiega l’avvocato varesino Augusto Basilico che rappresenta la famiglia. «Nel processo minorile non c’è patteggiamento, e neppure la possibilità di costituirsi parte civile. Solo, eventualmente, sarà possibile intentare una causa risarcitoria in sede civile contro i genitori. Ma sono ragionamenti puramente procedurali e pronunciati a voce alta: ci stiamo pensando, stiamo valutando e per il momento stiamo valutando».
«I genitori della parte offesa sono più sollevati e contenti che la giustizia abbia seguito tempi molto rapidi», ha concluso l’avvocato Basilico.
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