Accam al bivio, partono i 6 mesi fondamentali per il futuro dell’inceneritore

L'assemblea dei soci ha certificato la fine del regime "in house" della società. Il presidente Bellora: "Abbiamo un piano per tornare punto di riferimento del nostro territorio"

accam

Sarà un agosto di lavoro in Accam. Non solo nei forni che quotidianamente smaltiscono i rifiuti di centinaia di migliaia di persone e aziende ma anche -e soprattutto- negli uffici di tecnici e dirigenti dell’azienda. Con l’approvazione del bilancio di martedì 30 giugno è iniziato infatti un nuovo inesorabile conto alla rovescia che nel giro di 6 mesi comporterà uno dei più grandi cambiamenti nella storia della società fondata nel 1970.

«Ieri abbiamo approvato il bilancio -spiega il presidente della società, Angelo Bellora- che se da un lato ci dà un utile di 3,15 milioni di euro e un margine operativo di 600.000 euro dall’altro certifica la non sussistenza del regime di in huose». Con le norme legate alla cosiddetta Legge Madia «per essere considerati in regime in house e quindi permettere ai soci conferimenti senza gare d’appalto la quota sul fatturato di questi conferimenti deve essere dell’80% ma in Accam siamo al 70% ed è sostanzialmente impossibile alzarla ulteriormente». Con la presa d’atto di ieri sera quindi scatta un conto alla rovescia inesorabile: l’azienda ha 3 mesi di tempo per cambiare lo statuto e i comuni soci hanno 6 mesi di tempo per fare le gare del servizio di smaltimento dei rifiuti.

Passaggi cruciali e molto delicati per i quali la nuova Accam –nata dopo il terremoto giudiziario e gli arresti– non vuole farsi trovare impreparata. L’obiettivo dell’azienda è chiaro: rimanere a gestione in house passando -se i tempi dovessero essere troppo lunghi- per una fase di gare. Per il primo passaggio ad inizio settembre sarà pronto un piano per valutare come rientrare in quel regime e Bellora esclude categoricamente «l’aumento delle tariffe o l’abbandono dei contratti con i non soci». La strada che la dirigenza punta a seguire è quindi quella «di rispolverare il progetto del 2014 per creare un unico gestore che vada dalla raccolta del rifiuto in strada fino al suo smaltimento o riciclo». Un iter che però potrebbe richiedere ben più dei 6 mesi di tempo concessi dalla legge, ma la sfida delle gare pubbliche non spaventa Accam. «Ai soci l’ho già detto che nel caso di gare abbiamo la ragionevole certezza di poter vincere nel 95% dei casi perchè le nostre tariffe al momento sono migliori di quelle sul mercato».

Una fase delicata che deve procedere in maniera lineare e concordata con i soci «senza comuni che il 1° di settembre si mettano a correre a fare le gare d’appalto», mette in guardia Bellora. Un piano strategico che «ci porterà a ritagliarci quello che è il nostro ruolo da sempre nella gestione dei rifiuti e diventare un punto di riferimento per tutto il nostro territorio» e che «era anche il sogno del compianto Senatore Rossi quando pensò ad Accam per avere un soggetto al servizio del territorio e in grado di innovare».

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 31 Luglio 2019
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