Addio agli studi di settore: arriva la rivoluzione degli Indici sintetici di affidabilità
Sarà settembre il mese del “debutto caldo” degli Isa che interesseranno 40mila imprese. Il dg di Confartigianato Artser, Mauro Colombo: "Un cambiamento sostanziale al quale avvicinarsi con consapevolezza"
Dopo 26 anni di onorato, e spesso criticato, servizio, il 2019 dà l’addio agli Studi di settore e apre l’era degli Indici sintetici di affidabilità fiscale, una sorta di rivoluzione copernicana nei rapporti tra imprese e Fisco.
Gli Isa – introdotti con il Dl 59/2017 – sostituiscono infatti la vecchia logica delle “comparazioni” con il nuovo principio degli “indici”. L’elaborazione degli Isa si basa, in concreto, su analisi di dati e informazioni relativi a più periodi di imposta (otto), e rappresenta la sintesi di indicatori elementari orientati a verificare la coerenza e la normalità della gestione aziendale o professionale, anche con riferimento a diverse basi imponibili.
Un metodo che non solo consente l’emissione della cosiddetta “pagella dell’imprenditore”, altrimenti detta “rating fiscale” del contribuente, ma che aiuta l’imprenditore ad effettuare un’analisi della propria azienda al fine, qualora si renda necessario, di migliorarla dal punto di vista della gestione e dell’organizzazione.
Oltre il Fisco, insomma, c’è di più. E c’è anche molto su cui le imprese dovranno lavorare per arrivare a comprendere davvero, e fino in fondo, le chance offerte dai nuovi Indici (153 in tutto contro i 193 vecchi studi di settore).
Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Varese Artser«Un cambiamento sostanziale al quale avvicinarsi con attenzione e con la consapevolezza che siamo di fronte a due modelli di analisi completamente differenti» spiega il direttore generale di Confartigianato Varese Artser, Mauro Colombo, ricordando che gli Isa esprimono su una scala da 1 a 10 il grado di affidabilità fiscale riconosciuto a ciascun contribuente per consentire, sulla base dei risultati ottenuti, di provvedere a una integrazione dei ricavi per incrementare il proprio punteggio in caso di rating basso. Oppure di accedere ad appositi regimi premiali qualora la valutazione risulti alta (sicuramente superiore a 6, meglio se più alta di 8).
«Proprio per il sistema applicativo che differenzia i vecchi studi di settore dai nuovi Isa, potrà anche succedere che una posizione ritenuta congrua dagli studi di settore riservi un punteggio negativo nella scala di affidabilità fiscale degli Isa. E viceversa».
Il motivo sta nelle differenze sostanziali tra i due strumenti: se gli studi stimavano la congruità dei ricavi e dei compensi del contribuente in relazione alla definizione del sistema complessivo di gestione dell’attività, comparata con soggetti strutturalmente analoghi, gli Isa si comportano in modo diverso. E stimano l’affidabilità in relazione a una serie di indici (definiti di affidabilità e di anomalia) che insieme contribuiscono all’esito di voto finale.
«È dentro questo nuovo mondo, peraltro non testato sperimentalmente ma avviato subito alla fase operativa, che entreranno le imprese. Traendone suggerimenti utili per il proprio modo di operare e, al contempo, beneficiando di un sistema unanimemente definito più equo nell’assolvimento degli obblighi tributari» continua Colombo, pronto a schierare l’associazione e gli esperti fiscali che vi operano, a sostegno delle aziende impegnate in un salto che le investirà a 360 gradi. Il cambiamento, o rivoluzione copernicana che dir si voglia, interesserà 3.5 milioni di contribuenti italiani. Circa 40mila in provincia di Varese. E per tutti, almeno all’inizio, sarà un impatto importante.
Basti pensare alle differenze che potranno emergere inizialmente e ai correttivi, su più fronti, che gli imprenditori dovranno adottare. Ma anche ai ritardi che l’Agenzia delle Entrate ha accumulato nel rilascio del software che consentirà di determinare il punteggio e della circolare operativa. Elementi parimenti importanti affinché i contribuenti possano calcolare il proprio livello di affidabilità.
A parziale compensazione del problema è intervenuto il Decreto Crescita, con la proroga al 30 settembre della scadenza fissata per i versamenti delle imposte. «Ma resta, per le aziende, la necessità di avere, sin d’ora, più certezze di quante in realtà ne siano state date» analizza Michela Cancian, manager del servizio Fisco e Contabilità di Confartigianato Varese Artser. Anche per questo il mese di settembre sarà più “caldo”, forse, di questo luglio bollente.
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