Cento raccomandate dell’Agenzia delle entrate, è il conguaglio del Tfr
È tutto nella norma, ma la richiesta di pagamento inaspettata e in alcuni casi con cifre superiori ai duemila euro ha creato apprensione tra i contribuenti
«Io devo pagare solo 332 euro, ma questa mattina ho incontrato all’Agenzia delle Entrate alcuni miei concittadini disperati che dovranno sborsare fino a 2.600 euro». Luigi Scampini è uno dei cento residenti di Oggiona Santo Stefano che si sono visti recapitare a casa la raccomandata con la richiesta di pagamento. Senz’altro una sgradita sorpresa, considerata la consistenza di alcuni importi, che però ha una spiegazione.
IL PARERE DELL’ESPERTO
«Quando finisce il rapporto di lavoro – piega Vera Stigliano, presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Varese – il datore di lavoro calcola il tfr e lo assoggetta ad una aliquota media, spetterà poi all’Agenzia delle Entrate verificare la congruenza del calcolo, come stabilito dalla legge. In genere il datore di lavoro avverte il lavoratore della possibilità di ricevere in futuro una richiesta di conguaglio fiscale, ma molti, trascorso qualche anno, dimenticano questo particolare importante. L’Agenzia delle entrate ha tempo cinque anni per verificare la correttezza dell’aliquota applicata a suo tempo, sulla base alla dichiarazione dei redditi presentata dal contribuente. Semmai la riflessione è perché si debba sempre arrivare alla scadenza del termine».
LA PROTESTA DI LUIGI
Ciò che contesta il signor Scampini è l’applicazione di un’aliquota a suo dire troppo alta. «Io allora avevo optato per il fondo Cometa (fondo per la pensione complementare dei lavoratori metalmeccanici) – dice il pensionato – e avevo lasciato in azienda solo 5mila euro. Mi è stata applicata un’aliquota del 26,76% e dopo 5 anni e devo pagare 332 euro. È vero che negli ultimi anni di lavoro avevo alzato il mio reddito per percepire una pensione migliore, ma non mi sarei mai aspettato di pagare ancora tasse. Non ci sono interessi di mora, ma quelle persone che decideranno di rateizzare l’importo, perché troppo alto, dovranno pagare un interesse del 3,5%. E, dopo una vita di lavoro, non è giusto».
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