Fabbriche d’arte e cortili che cambiano: Gallarate, racconto di una trasformazione
Nella prima giornata di Territori in Tour abbiamo toccato il tema dell'edilizia, ma anche spazi di libera espressione, nuovi modi per affrontare l'invecchiamento della popolazione, start up innovative
Il viaggio di “Territori in tour” a Gallarate inizia da piazza Garibaldi. All’ombra di due gru: da un lato un intervento che avanza a rilento ormai da alcuni anni, dall’altro il cantiere – ormai in via di ultimazione – del grande palazzo settecentesco completamente ristrutturato nell’arco degli ultimi quattro anni.
Alberto e Silvia Colombo«L’edificio aveva un vincolo di facciata, noi comunque abbiamo conservato tutto il fabbricato, adeguandolo alle necessità normative per l’accesso ai disabili e creando i posti auto (interrati, ndr), il minimo per chi verrà ad abitarci» spiegano Alberto e Silvia Colombo, dell’omonima impresa di costruzione. «Ormai si cerca sempre più spesso di recuperare gli edifici d’epoca: anche noi come impresa ci siamo specializzati, oltre al nuovo, anche nei recuperi». È un cambiamento importante, se si considera che in precedenza moltissimi sono stati gli interventi di sostituzione edilizia, con forme moderne. Non certo disprezzabili, in alcuni casi, ma che hanno comportato la perdita di brani di città storica.
Salvatore BenvengaIn alcuni casi, anche nell’ultimo decennio, gli interventi di recupero edilizio hanno avuto come contraltare una profonda trasformazione del tessuto sociale: «Ricordo la via Manzoni abitata, ricordo lo stabile qui sotto i portici: molte parti sono state riammodernate ma hanno perso le persone» racconta Salvatore Benvenga, fotografo attivo anche nel fotoclub il Sestante, che ha immortalato in foto tanta storia ma anche tante mutazioni della città. «Oggi il centro vive quando ci sono degli eventi».
Un paradosso che certo non tocca solo Gallarate, riguarda tanti centri storici ed è un po’ una versione provinciale della gentrificazione (trasformazione in senso borghese, con aumento dei costi e degli affitti, di zone popolari) e della terziarizzazione dei centri delle grandi città.
Tutto diverso il caso, invece, dei recuperi di aree dismesse. A Gallarate non mancano casi di operazioni di grande respiro (non sempre fortunate, come ricorda il caso di “Il fare”, il centro commerciale che ha preso il posto dell’ex Borgomaneri e che è oggi chiuso). Ma sono interessanti anche i casi di grandi strutture industriali storiche recuperate “a lotti” da artigiani e imprese di servizi di ogni genere. All’ex Maino, in zona casello autostradale, Ilaria Allai ha voluto ricreare l’atmosfera che ha scoperto durante gli studi a Londra: in un’ala dello storico ex stabilimento tessile ha fatto nascere Spazio 23, dedicato all’arte e alla musica, gestito attraverso l’associazione omonima.
Mattia GiarettaAl di là della forma fisica della città, il viaggio di Territori in Tour mette al centro città abbiamo incrociato anche Pro/Tech/to, un esempio di start up innovativa: Mattia Giaretta di Busto Arsizio, Davide De Gregorio di Gallarate e Attilio Manni di Solbiate hanno altri lavori ma da tre anni stanno progettando e prototipando un “giubbotto airbag” destinato ad attutire cadute da bassa altezza, come quelle di tanti infortuni in cantieri. «Lo lanceremo nell’autunno 2019». Dove sta la “fabbrica” di una start-up? Per ora nei garage di casa, in attesa di industrializzare il prodotto.
Anna CarùSpazio storico, invece, è quello di Carù, negozio storico di dischi e libri. Anna Carù ci ha raccontato come è cambiato il lavoro in tempi di rivoluzione digitale che ha trasformato profondamente editoria e mondo musicale. Anche qui con un paradosso: il negozio storico resiste grazie alla fedeltà a supporti “fisici” reclamati in tempi di smaterializzazione della musica: vendono vinili, il più antico dei supporti.
Andrea CassniCon il sindaco Cassani – oltre al tema dell’urbanistica -abbiamo toccato il tema demografico, con una Gallarate che ha rallentato la sua crescita (è stabile intorno ai 54mila abitanti) dopo il boom degli anni Duemila. Dal punto di vista delle classi d’età, l’invecchiamento della popolazione è anche qui una realtà: la fascia 25-45 si è ridotta a Gallarate dal 31,85% al 26,46% tra 2008 ne 2018, mentre le fasce 45-65 e over 65 sono in aumento. A mitigare in parte l’effetto, la natalità degli stranieri, che incide parecchio: il 22,28% di residenti 0-18 anni sono cittadini stranieri (dati al 1 gennaio 2018), quasi il doppio della media provinciale dell’11,36% e comunque parecchio in più del 15,53% del dato dell’intera Lombardia.
Chi a Gallarate si confronta da sempre con le esigenze della popolazione anziana è la Fondazione il Melo Onlus.
Roberto Bonini ci ha raccontato lo studio che il Melo ha condotto, nell’arco degli anni, sull’ “abitare leggero”, soluzioni cioè che consentano di gestire e mantenere il più possibile autonome persone parzialmente autosufficienti o anche con Alzheimer. Partendo da un dato: «Entro il 2050 la popolazione a carico del sistema sociale sarà il 65%, contro un 35% di popolazione attiva, per effetto dell’invecchiamento». Il Melo sta sperimentando nuove forme di edilizia e modelli sociali per gli anziani in due realtà: nella vicina Cardano al Campo con “Sinergy” (qui un articolo agli albori del progetto, ormai ben avviato) e ora anche con il “villaggio Alzheimer” che si vuole realizzare a Casorate Sempione.
Un modo per non separare gli anziani dal contesto sociale, ricreando la forma delle corti, di un “focolare” intorno a cui ritrovarsi.
Anche se non sarà più il mondo antico dei centri storici. Ormai irrimediabilmente mutati, dal punto di vista sociale, e orientati a nuove funzioni.
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