La Pinta e le signore irlandesi lungo il cammino di Santiago

Una lunga tappa mi ha portato a Baiona, dove rientrò dal suo primo viaggio la famosa caravella. Tanti chilometri e qualche fatica e dolore di troppo. E intanto a Santiago mancano solo 130 chilometri

Cammino portoghese

In tanti ci ricordiamo i nomi delle tre caravelle che salparono con Cristoforo Colombo. La Nina, la Pinta e la Santa Maria sono passate alla storia per aver scoperto l’America. Che poi il verbo giusto sarebbe aver trovato, perché quel continente c’era già. Ma si sa che la storia la scrivevano con lo sguardo dell’Europa senza aver nessuna, o quasi, considerazione per gli altri.

Quello che non sapevo è che la Pinta nel suo primo viaggio rientrò a Baiona.

Per questo la città ha deciso di realizzarne un modello identico alla famosa nave e di aprirla alle visite.

Ovviamente è diventata la prima attrazione e tutti hanno lo stesso stupore scoprendola molto piccola. La mistica imperiale si è accompagnata anche con la grandezza degli oggetti e così scopriamo che le fake news hanno una storia lunga.

Per andare a vedere la Pinta ho dovuto fare uno sforzo incredibile perché oggi è stata una giornata veramente tosta.

Sveglia alle 5.45, una fugace colazione con il solo latte freddo e quattro biscotti perché ad A Guarda nessun bar apre presto.

Quando esco con Christa, la signora tedesca con cui avevo camminato nella parte finale della tappa di ieri, dormono quasi tutti. Dormono i ragazzi di mezza Europa con cui abbiamo condiviso il taxi boat per passare il Mino, confine tra Portogallo e Spagna. Dorme Laura, la giovane arrivata insieme a noi al l’ostello. Per lei è la prima notte del primo cammino. È stata fortunata perchè l’ostello è quello che è, semplice ed essenziale, ma l’hospitalero Antonio è fantastico. L’immagine esatta di come si possa interpretare quel ruolo volontario. Simpatico e accogliente, disponibile e attento.

Laura, per nulla seduttiva, ma ha lo stesso stregato il nostro angelo custode, è subito riuscita ad avere il permesso di dormire due notti perché prima della partenza per il cammino vorrebbe esplorare la montagna sopra la cittadina visto che è famosa per alcuni reperti celtici. Dormono alcuni pellegrini dell’Est.

Insomma, sia come sia, noi alle 6.30 in punto si parte. Trentuno chilometri e oggi promette anche un po’ di caldo e qualche sali scendi che vista la distanza e le temperature, potrebbe fare la differenza. E così è.

In più mi è sbucato un dolore fortissimo alla tibia sinistra. Arrivo senza problemi alla prima sosta dopo 13 chilometri. Alla ripartenza ho capito che non sarebbe stata giornata. Avevamo tenuto un ritmo un po’ al di sotto della mia media finora. Ma i guai erano lì a farsi sentire e mi sono trascinato fino a un ostello dopo venti chilometri deciso a fermarmi li. E invece era tutto pieno. Ho salutato Christa che è ripartita e mi sono messo tranquillo per capire il da farsi.

Un’ora e mezzo fermo mi ha aiutato e ho riprovato a camminare con la decisione di spezzare gli 11 chilometri restanti fermandomi spesso. Sapendo anche che gli ultimi prevedevano dislivello a salire e scendere. Questi mi hanno caricato di energia e in cima a Cabo Silleiro la magia del cammino. Nel momento più delicato, quando non ne avevo più, ho sentito delle voci alle mie spalle e sono apparse due anziane signore come fossero uscite da una fiaba.

Regina e Brigg arrivano da Galway in Irlanda. Sono curiose del mio cammino e così iniziamo a parlare, per quanto possa con il mio inglese scadente. Loro sono partite da Porto, spediscono gli zaini e dormono in piccoli hotel. Una forma di cammino diverso. Regina è esperta perchè ne ha fatti tanti e nel modo classico. Brigg è alla prima esperienza e non avrebbe potuto fare diversamente perché ha un problema fisico.

Iniziamo la discesa insieme e ci attendono ancora sei chilometri. Si parla delle università, dell’Irlanda, dei cammini e anche della UE e dei timori per i conflitti che potrebbero riaprirsi con l’Ulster. Sono europeiste convinte e non concepiscono Brexit.

La fatica e il dolore sono lì, ma non potevo certo mollare con le due signore. Ne andava anche dell’orgoglio italiano. A questo proposito ieri sera in un piccolo negozio ho riso per dieci minuti perché una delle proprietarie mi ha raccontato una serata brava con un nostro connazionale “guapissimo”. Lei lo raccontava come fosse una telenovela e senza alcuna remora ha tenuto banco con tutti i clienti a guardare me ed ascoltare lei. Anche queste cose aiutano a scoprire che il cammino non è solo la strada, i monumenti, le storie, ma una reale umanità seppur incontrata per pochi minuti.

L’arrivo a Baiona è stata una liberazione perché non sarei riuscito a fare altri chilometri.

La città ha diverse facce con una zona portuale molto vivace e una piccola spiaggia riparata dove tante persone fanno il bagno. Mi Sono seduto su una panchina a picchiettare i tasti dello smartphone per scrivere queste righe. La luce, il profumo, i colori, una magnifica temperatura sono alcuni degli ingredienti che permettono di scovare in qualche modo le parole e le emozioni per raccontare di questa quinta tappa, del mio quinto cammino.

Siamo in pochi qui sul portoghese e si vede che c’è molta meno cultura del pellegrino, ma il fascino resta intatto e basta ascoltare, ascoltarsi per capire che immensa fortuna si abbia.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 02 Luglio 2019
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