La variante espiritual sulle orme di San Giacomo

Da Pontevedra si sviluppano tre tappe alternative al cammino tradizionale verso Santiago. La prima arriva ad Armenteira, sede di un importante monastero

Cammino portoghese

Nel 44 d.c. una barca speciale navigò il rio di Arousa, in Galizia. A bordo c’era il corpo di San Giacomo portato lì per volontà dei suoi discepoli. I resti dell’apostolo di Cristo superano quel fiume per addentrarsi sul rio Ulla fino a Iria Flavia, l’attuale Padrón.

Nasce da qui la variante espiritual del cammino portoghese. Una possibilità per vivere una speciale Via Crucis sulla barca per rivivere la traslazione del corpo di Giacomo. Da Pontevedra i pellegrini possono prendere una via diversa invece di tirare dritto per Santiago. Tre tappe, la prima arriva ad Armenteira, la seconda a Villanova de Arousa e l’ultima a Patrón ricongiungendosi con il cammino originale. Proprio questa terza può essere realizzata in barca.

Non sono ancora le cinque quando le prime persone iniziano ad alzarsi. Non è stata una notte facile nell’ostello della Virgin. Tra il caldo, chi si è addormentato con lo smartphone acceso su un film d’azione facendolo rivivere a quanti provavano a prendere sonno, chi è rientrato fuori tempo massimo entrando di nascosto dalla finestra, la pace e il silenzio rimangono un miraggio fin dopo la mezzanotte.

È una storia che si ripete e non deve inquinare la bellezza della condivisione di uno spazio a condizioni di grande favore.

Quando ci mettiamo in cammino è ancora buio. Per fortuna, malgrado sia domenica, il bar della stazione è aperto e così possiamo fare la prima colazione. La tappa è un po’ una incognita perché non è particolarmente lunga, 24 km in tutto, ma c’è un discreto dislivello, con 800 mt solo a salire.

La mia gamba sinistra non ne vuol sapere di migliorare e stringo i denti perché quel muscolo tibiale fa proprio male.

Parto con Laura con cui ho camminato ieri e la cosa mi mette di buon umore perché aiuta molto condividere la strada già dal mattino. A uscire da Pontevedra ci vuole quasi un’ora e dopo poco ritroviamo il bivio per la variante espiritual.

Si cammina di buon passo con continui saliscendi, ma finalmente il protagonista assoluto non è l’asfalto. Si passano dei bei boschi fino ad arrivare a Poio e poi in circa 14 km a Combarro, un pittoresco villaggio di pescatori dove le sue strade acciottolate e le sue oltre 30 strutture tipiche galiziane per conservare i prodotti agricoli fuori dalle case, ne fanno un luogo di grande bellezza.

Da lì la strada sale ripidamente per portarsi sopra i 450 metri sul livello del mare. Usciti dal paese si rimane immersi sempre nel bosco. La  tappa si conclude ad Armenteira, una città di montagna che ospita l’omonimo Monastero che risale al 1162 e offre ospitalità ai pellegrini. Le suore del monastero lavorano e producono prodotti. Ogni sera alle 19 nella cappella del chiostro si tiene la benedizione del Pellegrino.

Non avevo ancora avuto l’occasione di partecipare a un momento spirituale e così mi fermo con piacere. Ci sono una decina di religiosi e altrettante persone tra cui sei pellegrini.

È ormai sera ma il sole è ancora alto. Il monastero e i due piccoli bar fuori dalle mura riconquistano un po’ di calma dopo una giornata di tanto lavoro.

L’ostello è pieno e hanno portato allegria diciotto ragazzi adolescenti tra i 14 e i 16 anni che arrivano da La Coruna per proseguire come i pellegrini fino a Santiago.

Ci si avvicina alla meta e la dimensione spirituale in qualche modo torna a bussare chiedendo ascolto. Da qualche giorno per me è un po’ più difficile godermi il cammino, ma stasera la pace diventa un elemento forte che mi apre a riflessioni diverse da quelle dei giorni scorsi.

Non si tratta di fare alcun bilancio anche perché di strada da fare ce n’è ancora tanta, ma sono contento di aver scelto questa variante del cammino. Come spesso accade è frutto dell’ascolto di amici fraterni come Tino e altri che hanno già percorso questi sentieri.

Sono contento anche di parlarne con persone che sto conoscendo più a fondo. Questa è l’altra dimensione del cammino: apre e provoca grazie all’incontro e all’ascolto dell’altro.

Scrivo queste righe sotto le mura di un monastero cistercense fondato nel 1149. Quante ne deve aver viste e sentite. Ancora oggi abbiamo la possibilità di uscire da schemi consolidati e aprire cuori e menti grazie alle tante persone che hanno tenuto e tengono vivi luoghi vivi come questi. 

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 07 Luglio 2019
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