“Mayo e Simmons, due belle sorprese per i tifosi di Varese”

Intervista a coach Giovanni Perdichizzi, che allenò nella stessa stagione i due nuovi biancorossi a Scafati. «Bravi ragazzi che sgobbano in palestra. E a basket sanno giocare»

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«Due persone super che vivono per il basket, e che in campo sanno come farsi valere. Attilio li conosce, sa di che pasta sono fatti». Investigando sulla campagna acquisti – in corso – della Pallacanestro Varese, è balzata fin da subito all’occhio una circostanza: il nuovo asse play-pivot della Openjobmetis è formato da due giocatori che sono già stati compagni di squadra.

Chi dunque meglio di Giovanni Perdichizzi, allenatore della Givova Scafati nel 2015-2016 che si poggiava sui due neo-varesini, può provare a ipotizzare come si muoveranno sul campo Josh Mayo e Jeremy Simmons, rispettivamente regista e centro della squadra biancorossa per la prossima stagione?

Perdichizzi, 58 anni, oggi è nella sua Sicilia senza una panchina da cui allenare in attesa «che mi venga proposto un progetto serio, strutturato». Per tanti anni però lo “Sceriffo” è stato un grande protagonista della Serie A2 sempre alla guida di squadre del Sud (a Varese venne “rapinato” di una vittoria quando allenava Brindisi: canestro di Childress evidentemente fuori tempo massimo, dopo un paio di errori arbitrali contro la Cimberio), compresa quella Scafati che fece sognare ai tifosi campani il ritorno nella massima serie.

Coach Perdichizzi, domanda senza preamboli: che tipi sono Mayo e Simmons?

«Due bravi ragazzi nella vita quotidiana e due professionisti esemplari nel lavoro in palestra. Persone senza fronzoli, legate alle loro famiglie, che hanno in testa il basket e che sanno impegnarsi duramente. Li ricordo con grande piacere».

Sembrano gli identikit ideali per un allenatore come Caja. 

«Attilio li conosce, credo anche bene, perché li ha affrontati quando era allenatore di Roma. E poi sa scegliere i giocatori adatti alla sua pallacanestro. Per me sono buone prese e credo che per i tifosi di Varese Josh e Jeremy saranno delle belle sorprese».

Veniamo a una descrizione più tecnica. Mayo è più esperto e ha fatto bene in Germania.

«Innanzitutto sono entrambi giocatori capaci di costruire un pick’n’roll (il gioco che coinvolge inizialmente il playmaker e – di solito – un lungo – e che fa da base a molti schemi del basket di oggi ndr) e quindi sanno come trovarsi insieme. Mayo è un playmaker vero, come ne sono rimasti pochi, è giocatore che non si sottrae alle responsabilità e che per segnare dispone di un tiro da 3 punti davvero micidiale. In Germania, con Bonn, ha avuto una bella carriera in un campionato competitivo».

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Mayo nella semifinale con Brescia, marcato dal varesino Marco Passera – foto Scafatibasket

Simmons invece è all’esordio in A1: non c’è il rischio che il suo fisico sia sottotaglia per sfidare i pivot del principale campionato?

«Non ha giocato l’A1 italiana, però è stato in quella belga e in quel contesto ha fatto bene. Sulla stazza (2,03 per circa 105 chili ndr), anche il vostro ex Cain non era poi così piazzato eppure si è rivelato un ottimo pivot. Vedremo: Jeremy è un po’ meno piazzato di Tyler però è più “verticale”, ha una agilità che può mettere in crisi centri più tipici. In attacco ha più dimensioni: è pronto a convertire gli assist di Mayo vicino a canestro ma possiede anche un tiro dalla medio-lunga distanza che va marcato, inoltre sa andare bene a rimbalzo offensivo. Magari non eccelle in alcun lato del gioco però è capace di fare un po’ di tutto, anche grazie a una buona capacità di leggere le situazioni che si creano sul parquet».

Insieme avete trascorso una stagione eccellente in quel di Scafati: come si ricorda quella esperienza?

«Fu un’annata molto bella: vincemmo la Coppa Italia e il girone Ovest e uscimmo solo alla “bella” della semifinale playoff contro Brescia proprio perché nel turno precedente, con Imola, Mayo subì un infortunio al tendine d’Achille. Con Brescia giocò la serie non al meglio, e con cinque partite in pochi giorni arrivò alla fine in condizioni complicate. Altrimenti chissà… Ma del resto il basket e i playoff ti mettono di fronte anche a situazioni del genere».

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Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 09 Luglio 2019
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