Portarsi la spiaggia “a casa”, c’è punizione e punizione

Regole poco chiare legate alla conservazione del patrimonio di tutti: gli arenili e le spiagge. Ecco come la pensa l'agronomo Valerio Montonati

spieggia lago terza

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento dell’agronomo Valerio Montonati in merito ad un argomento che ha a che fare con la conservazione ambientale.

Da che mondo e mondo mamme e papà, nonni e nonne, zii e zie hanno portato a passeggio bimbi e bimbe lungo la battigia di spiagge, di cale e calette della nostra stupenda costa marina e, inevitabilmente, hanno raccolto, per la gioia dei pargoli se non per se stessi, qualche conchiglia, qualche sassolino o ciottolo levigato e con strane colorazioni, in striature, a macchie, od altre composizioni delle più strane, legni e sugheri sempre plasmati dall’azione delle acque, ossi di seppia (la conchiglia interna del gustoso Mollusco Cephalopode non la famosa e forse meno conosciuta raccolta di poesie di Eugenio Montale), frammenti vitrei anch’essi ben smerigliati, altri oggetti portati dal mare come concrezioni varie e tubetti di vermi marini, occhi da Santa Lucia [che non sono altro che l’opercolo di “Bolma rugosa” un Mollusco Gasteropode (uno dei tanti tipi di chiocciola di mare)], quelle “Palline di mare” o “Egagropilo” così frequenti sui nostri litorali e che altro non sono che agglomerati sferici dei residui fibrosi di piante marine dei generi Posidonia e Zostera, ad altro ed altro ancora. Talvolta non hanno resistito a raccogliere un campione di sabbie particolari, per colorazione e/o granulometria, a ricordo di memorabili giornate marine : passeggiate sul bagnasciuga e pennichelle scottanti”, tuffi, nuotate e gare di palline su piste tracciate sulla sabbia e lisciate in curve paraboliche improbabili….

Negli ultimi anni hanno fatto scalpore, sui giornali ed altri media, certe multe salatissime comminate ad ignari vacanzieri che, al rientro delle ferie, tanto per re – immergersi nella quotidianità delle stranezze del nostro amato paese (chiamiamole così per carità), passando da porti o, più spesso, aeroporti, si son visti sanzionare pesantemente, dopo il sequestro dei suddetti materiali, ed accusare dell’infame delitto ambientale di aver DEPREDATO la costa marina di questa o quella regione.

Queste sanzioni amministrative, spesso di alcune migliaia di euro, sembratemi immediatamente abnormi indipendentemente dalla liceità o meno dell’azione contestata, comminate ai sensi dell’art. 1162 del “Codice di navigazione”, hanno subito attirato la mia attenzione e, quindi, mi sono messo a “Smanettare” (una volta di diceva studiare l’argomento) per capire meglio la questione e trarre delle conclusioni .
Trovato immediatamente il codice in questione vado a leggere l’articolo adottato per infliggere la sanzione, esso recita testualmente:

Chiunque estrae arena, alghe, ghiaia o altri materiali nell’ambito del demanio marittimo o
del mare territoriale ovvero delle zone portuali della navigazione interna, senza la concessione
prescritta nell’articolo 51, e’ punito con l’arresto fino a due mesi ovvero con l’ammenda fino a
lire mille.”

Noto subito alcuni particolari oltre all’evidente sproporzione della punizione rispetto alla trasgressione, ovviamente non commisurata rispetto la pena detentiva fino a due mesi ed all’ammenda (evidentemente , in seguito, aggiornata nel tempo) : innanzitutto la norma parla di “ESTRAZIONE”, verbo che richiama senza alcun dubbio un’attività d’impresa ed elenca sabbia, alghe e ghiaia ed altri materiali non ben definiti (ma non cita
specificatamente le conchiglie) ed, inoltre, dopo aver descritto le aree sottoposte al regime di tutela, chiarisce che all’azione sanzionatoria verrà sottoposto chiunque fosse sorpreso in dette operazioni senza la CONCESSIONE prescritta nell’articolo 51 del medesimo codice; altro verbo che rimanda senz’altro ad un regime strettamente correlato all’iniziativa imprenditoriale.

L’impressione è stata, dunque, che quella norma fosse stata creata per contrastare azioni simili a quelle oggi regolarmente sviluppate nelle cave di inerti e che un tempo, per limitatezza dei casi e per un diverso approccio / rapporto con l’ambiente costiero, per secoli considerato ostile e pericoloso per propria natura (le mareggiate per esempio) o per la frequentazione (incursioni di pirati per esempio), erano ininfluenti sulla salvaguardia dell’ambiente rivierasco per poi assumere via via connotati incompatibili con la naturalità di quegli ambienti litoranei.

La condotta del villeggiante, evidentemente, non può configurarsi nella fattispecie dell’iniziativa professionale e rimane, necessariamente, nell’ambito del puro svago con raccolta occasionale per finalità ludico – ricreative – didattiche di oggetti portati dal moto ondoso sulla spiaggia. E questo dovrebbe, ragionevolmente, chiudere ogni discussione e consentire al malcapitato di impugnare, giustamente, l’ingiunzione di pagamento emessa successivamente dall’Ente preposto dando per scontato che nessuno si sognerebbe di provvedere all’oblazione seduta stante.

Ciò non di meno, vediamo cosa prevede il citato art. 51 del nostro codice di navigazione :

“Nell’ambito del demanio marittimo e del mare territoriale, l’estrazione e la raccolta di arena, alghe, ghiaia o altri materiali e’ sottoposta alla concessione del capo del compartimento.”
Si tratterebbe di fatto del compartimento marittimo, ovvero una delle 54 Capitanerie di Porto che hanno giurisdizione sul litorale italiano che andrebbero, quindi, contattate, evidentemente, nella figura del comandante, al quale si dovrebbe richiedere (diciamo mediante lettera raccomandata o via posta elettronica certificata) la suddetta concessione per “Raccolta occasionale di modiche quantità di conchiglie e quant’altro con finalità ludiche e didattiche”.

Da sottolineare che talune regioni (cito il solo caso della Sardegna) hanno legiferato in merito riprendendo, di fatto, il contenuto del Codice di navigazione ma senza citare il Codice di navigazione stesso (ripreso, invece, sempre da Regione Sardegna, con la Determinazione n. 679 del 29/03/2018 – Bollettino regionale 18/2018 parte I e II). In ogni caso, dunque, per il principio della “Gerarchia” legislativa, non dovrebbe venir meno la possibilità per ciascun cittadino di essere autorizzato alla raccolta dei suddetti materiali secondo le modalità “Logiche” sopra rappresentate.

Altro caso è, a mio modesto parere, la sempre antica abitudine di asportare della sabbia dal lido frequentato, azione che, in molti casi, se non in tutti, può senz’altro nuocere al mantenimento delle proprie prerogative ambientali.

Ricordo, in proposito, l’anno in cui andammo in vacanza nella meravigliosa Lampedusa e, durante uno dei bagni fatti presso la mitica “Spiaggia dei conigli”, amata dai turisti come dalle tartarughe marine del nostro Mediterraneo, oltre a verificare, inorridito, come le povere “Caretta caretta” avrebbero dovuto ben presto imparare a fare il loro nido in un misto di sabbia e mozziconi di sigaretta, mi accorsi che molti bagnanti avevano riempito bottiglie e bottiglie di sabbia pronti a portarsela a casa.

Fatti due conti e valutato che nel medio periodo le simpatiche tartarughe avrebbero avuto solo i mozziconi di sigaretta come substrato per la cova delle loro uova, mi precipitai presso una postazione presidiata dall’associazione ”Legambiente” sollecitandoli a “Sorvegliare” meglio l’arenile e pregandoli di intervenire tempestivamente. Cosa che, per altro, fecero con sollecitudine andando a rimproverare gli ignari (definiamoli benevolmente così) “Cavatori” abusivi e costringendoli, non senza vivaci rimostranze, a riversare a terra
l’arena già raccolta.

Senza citare altri casi particolari come l’altrettanto famosa spiaggia rosa dell’isola di Budelli (arcipelago della Maddalena oggi Parco Nazionale) e molte altre ancora è senz’altro da evitare questa azione che penalizza le coste già pesantemente messe in crisi da fenomeni di erosione anzi LANCIO l’idea che chi conservasse ancora nelle proprie abitazioni dei campioni di questa o quella spiaggia si rechi non appena possibile in quello stesso luogo e lo restituisca al proprio ambiente originario. Sarà un contributo al mantenimento dei nostri indimenticabili lidi.

Valerio Montonati – AGRONOMO

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Luglio 2019
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