I comitati Rete Malpensa si presentano al terminal: “Questi mesi usati come banco di prova”
Sensibilizzazione ed informazione sulle conseguenze del Bridge sul territorio: i comitati ambientalisti e dei residenti sono andati fin dentro all'aeroporto per spiegare le loro ragioni

«Quanto è accaduto e quanto sta accadendo in questi tre mesi di chiusura di Linate ha, purtroppo, messo in luce che la programmazione del territorio è decisamente in mano a delle aziende private, siano esse le compagnie aeree o Sea», sostiene Jimmy Pasin insieme a tutta la rete dei comitati Malpensa riunitasi venerdì 2 agosto in aeroporto.
Presenti, insieme al capofila Pasin, anche Walter Mason del comitato Diritto alla Salute del Varesotto, Salviamo la Brughiera rappresentato da Sonia Scandolara, Mario Vavassori (assessore alle Partecipazioni Societarie di Sumirago) del Cor2 e Raffaella Filippini di Legambiente Gallarate. Rientrano nella rete comitati Malpensa anche l’associazione Viva via Gaggio, il Comitato dei cittadini di Varallo Pombia, il comitato Difendere Somma, Covest (Comitato Ovest Ticino) e Cittadini Arsaghesi.
Tutti i comitati sono fermamente convinti che i tre mesi del Bridge saranno una sorta di banco di prova per capire come un aumento descritto nei due Masterplan della società impatterà sulle infrastrutture.
«Ricordiamo che Malpensa è uno dei pochi aeroporti a non avere avuto una regolamentazione di impatto ambientale», precisa Pasin, «e riesce ancora oggi ad operare in funzione di un decreto del 1999 che sanava una bocciatura del progetto Malpensa 2000 operata dai ministeri competenti».
In questi anni, sostengono i comitati, il territorio sarebbe stato dimenticato perché il piano d’area è fermo al 1999:«Non c’è un’idea di cosa si voglia fare della nostra zona in cui lo sviluppo è frastagliato: ogni comunità ragiona singolarmente senza pensare al territorio», commenta Sonia Scandolara. Strettamente collegato, poi, all’aeroporto Malpensa è il piano dell’ospedale unico Busto – Gallarate:«Siamo contrari alla decisione della dislocazione e della nascita dell’ospedale unico», commenta preoccupato Walter Mason, «vista anche la lontananza dall’aeroporto, i problemi logistici saranno molteplici nel caso ci fosse bisogno di trasportare qualcuno in ospedale – uno dei più grandi della Lombardia – per le ustioni».
«Nei prossimi mesi ci muoveremo per comunicare con i cittadini residenti nei territori limitrofi a Malpensa: vogliamo informarli ed avvertirli sugli strumenti che gli enti pubblici devono adottare per far luce sul ruolo dell’aeroporto e sulle capacità di sopportazione del nostro territorio»: per questo la Rcm ha già organizzato un convegno aperto al pubblico per sabato 21 settembre (14.30 – 19) ed un’assemblea pubblica mercoledì 25 settembre.
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