Dal Maggiore alla Sicilia per la missione “Speranza e Carità”
Dodici ragazzi di diversi oratori, accompagnati da don Matteo Rivolta e don Massimo Brescianin, hanno conosciuto i molti volti dell'isola

Un intenso viaggio di una settimana attraverso un’isola splendida ma anche complicata: la Sicilia. Da Monreale ad Agrigento, dalla Riserva dello Zingaro ai quartieri palermitani di Ballarò e di Brancaccio, molte sono state le tappe percorse da un gruppo di ragazzi appartenenti a diversi oratori del Basso Verbano fra cui Angera, Ispra e Sesto Calende.
Dal 5 al 12 agosto, dodici ragazzi, accompagnati da don Matteo Rivolta e don Massimo Brescianin, hanno infatti partecipato alla “Missione Speranza e Carità” del missionario Biagio Conte. Un’esperienza singolare, in grado di mettere in luce alcune realtà spesso non conosciute o poco narrate ma che, come spiega Don Matteo, «lavorano ogni giorno per dare risposte ai bisogni, indipendentemente dal colore e dalla provenienza di quest’ultimi. Proprio come può fare ciascuno di noi, nel suo piccolo».
Ospiti per una settimana al Carmine Maggiore, ex convento carmelitano nello storico quartiere di Ballarò, i ragazzi dell’oratorio hanno dunque impegnato quattro delle loro mattinate al campo-lavoro della Missione Speranza e Carità di Fratel Biagio, vedendo e toccando con mano esempi di carità gratuita. “Liberi” invece i pomeriggi, dedicati all’esplorazione dell’Isola, ripercorrendo sia luoghi di culto, come le cattedrali arabo-normanne e i mosaici del Cristo Pantocratore di Monreale e Cefalù, sia quelli legati a chi ha combattuto la mafia, come don Pino Puglisi e Giovanni Falcone, la cui tomba si trova nella chiesa di San Domenico a Palermo.
Una tappa fondamentale di questo viaggio è stata poi la giornata di domenica al quartiere Brancaccio, sempre a Palermo, là dove l’opera di don Pino Puglisi continua anche dopo il suo assassinio. «È stato proprio in quella comunità, in una situazione difficile, marcia, che don Pino Puglisi è riuscito a promuovere la sua “rivoluzione”. Una rivoluzione non per andare contro qualcuno ma piuttosto per proporre un’alternativa positiva, una strada totalmente diversa rispetto a quella che era la realtà di Brancaccio fino agli anni novanta» spiega don Matteo.
« Queste sono esperienze che non possono che far bene.- commenta soddisfatto il giovane prete.- Sono occasioni per intervenire e stimolare un pensiero nei giovani. Sfortunatamente non siamo riusciti a incontrare Fratel Biagio Conte che attualmente si trova in missione a Bruxelles. Lui è l’esempio di “un povero fra i poveri” e da oltre ventisei anni cerca di recuperare strutture abbandonate e in disuso a Palermo, per esempio un’ex caserma dei carabinieri. Lo scopo è innanzitutto quello di non lasciarle all’incuria ma anche di metterle a disposizione di chi ne ha bisogno. Un’accoglienza a trecentosessanta gradi, gratuita e senza contributi statali, fatta semplicemente per opera della Provvidenza. L’esempio di Fratel Biagio, assieme a quanto abbiamo visto e fatto durante questa settimana ci pone davanti a una riflessione importante .- conclude don Matteo.- Se è possibile aiutare gli altri con mezzi poveri, quanto più è possibile farlo con mezzi diversi, come quelli che possono avere privati o lo Stato?»
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