Girano le montagne di tutta Italia e arrivano in val Veddasca
I ragazzi di ‘Va’ Sentiero’ stanno percorrendo il Sentiero Italia: li abbiamo incontrati in Veddasca e abbiamo chiesto loro di parlarci di questa intensa esperienza ad alta quota
L’idea iniziale? Come spesso avviene è nata per caso, mentre Yuri stava percorrendo un altro sentiero, in Corsica: smarritosi insieme ad alcuni norvegesi, mentre tentava di ritrovare la strada iniziò a chiacchierare con loro, che gli posero alcune domande sul ‘Sentiero Italia’.
“Non ne sapevo nulla e, un po’ per curiosità, un po’ per senso di colpa per il fatto che quegli stranieri dimostrassero più conoscenze sulla nostra penisola rispetto a me, decisi di informarmi: fui subito entusiasta del percorso, che prevede 6mila km lungo tutta Italia e rappresenta l’alta via più lunga del mondo. Coinvolsi subito Giacomo e Sara e decidemmo di partire”.
Con il tempo il team di ‘Va’ Sentiero’ è cresciuto, si sono aggiunti altri camminatori e un gruppo di persone li aiuta nell’organizzazione. “E’ bello perché la nostra avventura avvicina persone sensibili al tema, appassionate di montagna e turismo lento – racconta Giacomo – ma anche chi non ha mai affrontato esperienze del genere, perché incuriosite da ciò che stiamo facendo: i nostri amici ad esempio, che non sono dei gran sportivi, ma che si sono entusiasmati al nostro racconto”.
Il loro peregrinare è iniziato a maggio e li ha condotti adesso anche in provincia di Varese: li incontriamo a Biegno, mentre stanno risalendo da Piero in direzione Forcora e poi Lago Delio. Dopo aver osservato tante vette, non possiamo che domandare loro che cosa pensano della val Veddasca. “Il percorso dal rifugio Dumenza a Piero è stato davvero caratteristico, la Veddasca è molto verde e offre scorci davvero notevoli. Venerdì, durante il cammino abbiamo avuto la necessità di ripararci dalla pioggia e abbiamo trovato presso ‘l’Alpe Cortetti’ un vecchissimo alpeggio abbandonato, dove ci siamo fermati per mangiare e aspettare che spiovesse – ci raccontano entusiasti – ieri (sabato 3 agosto, ndr) ci siamo fermati ai Mulini di Piero, dove abbiamo potuto incontrare tante persone alle quali raccontare del nostro progetto. Speriamo sempre che qualcuno si unisca a noi, così da condividere questa esperienza di cammino”.
Settemila chilometri a piedi e ora fanno tappa nel Varesotto
Di montagne, i ragazzi di ‘Va’ Sentiero’ ne stanno esplorando tante, al punto da riuscire a delineare quali sono i tratti divergenti e quelli in comune fra i rilievi attraversati: “Le differenze maggiori, fra le cime italiane che abbiamo visitato, sono legate alla tipologia di altezza, alla conformazione dei monti e alle differenze dialettali delle diverse regioni; fra le somiglianze, oltre al fatto che ad una certa altitudine polenta e vino non mancano mai – ridono – sicuramente, c’è una grande fierezza nella gente che abita questi luoghi di montagna, un attaccamento ai luoghi in cui risiedono e la voglia di rivendicare questo profondo legame con le loro origini. Inoltre, rispetto a chi risiede in città, quassù si crea un legame immediato con chi cammina: la gente ci ferma, ci dà consigli su cosa visitare, in tanti ci hanno aperto le porte di casa loro. Purtroppo – aggiungono Yuri, Sara e Giacomo – tutte le aree di montagna che abbiamo visitato (eccezion fatta per i grandi centri come Cortina) sono caratterizzate da un forte spopolamento, che si riflette nella rassegnazione di chi ha nel cuore i propri monti e vede la difficoltà di passare il testimone alle nuove generazioni. Gente che si sente abbandonata dalle Istituzioni, con leggi non aiutano chi vorrebbe magari tornare a ripopolare i vecchi borghi: ci sono regole studiate per grandi centri come Milano, senza un aiuto pensato ad hoc per quelle zone”.
Una difficoltà che non collima con le potenzialità che una vita ad alta quota potrebbe offrire: “Forse è utopistico pensare ad un ritorno permanente nei paesini di montagna – immagina Sara – però oggi con una connessione internet si potrebbe davvero pensare di lavorare e vivere qui, con una qualità di vita decisamente diversa rispetto alle città”.
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