La “fatica” dei turisti per non lasciare sola Monteviasco
Sono tante le persone che sfidano i 1.200 gradini per raggiungere il borgo e passare qualche ora nella natura e lontano dalle auto
Ci sono zaini appoggiati ai bordi delle strade, qualcuno che riposa su una panchina mentre un ragazzo corre verso il lavatoio per riempire le borracce di acqua fresca. Sono le immagini che si possono vedere in una domenica d’agosto a Monteviasco dove turisti con origini, attrezzature e preparazione atletica diversa hanno sempre e qualcosa in comune: aver fatto 1.200 gradini per raggiungere il borgo.
Da quando lo scorso novembre un incidente ha causato la morte del manovratore della funivia è appunto una vecchia mulattiera l’unica via di accesso al borgo. Una strada che si riempie di turisti fin dal mattino per sfidare la salita e arrivare in cima al borgo. E sono tante le storie che si incrociano salendo: c’è il gruppo di motociclisti che dopo una rampa particolarmente ripida si domanda se non valga la pena tornare un altro giorno «magari con gli scarponcini giusti e prenotando al ristorante», ci sono signori di mezza età che «erano anni che non salivamo a piedi» e ci sono anche le famiglie con i bimbi piccoli che continuano a chiedere «quanto manca?».
Ma quale che sia la loro forma e la loro preparazione atletica quasi tutti si fermano quando incontrano i carabinieri che ormai quella strada la conoscono sasso per sasso. Da quando infatti la funivia è stata chiusa sono i militari della Stazione di Dumenza della Compagnia di Luino che un giorno sì e uno no salgono in cima al monte per controllare che tutto vada bene. Lo facevano quando c’erano la neve e i riflettori accesi di giornali e tv nazionali, l’hanno continuato a fare per tutta la primavera al punto di essere citati anche dal Presidente Sergio Mattarella come “esempio di senso delle istituzioni e comunità nazionale” e lo stanno continuando a fare finché la funivia non tornerà in funzione.
Zaino in spalla e scarponi nella neve, così i Carabinieri vegliano su Monteviasco
Gradino dopo gradino, una volta giunti in cima la sensazione non è quella di essere in un borgo fantasma. Dalle finestre aperte di qualche casa la musica si diffonde tutt’attorno e per le strade si sentono conversazioni di chi nonostante tutto ha deciso di passare l’estate a Monteviasco: «Ma come hai fatto la lavatrice? Stasera piove!».
Un senso di normalità per un borgo che negli ultimi giorni è ancora più accentuato. Da sabato, infatti, sono tornati nelle loro case anche alcuni anziani residenti che erano stati sfollati pochi giorni dopo la tragedia e che non avrebbero mai potuto percorrere la strada a piedi. L’hanno fatto grazie all’iniziativa di Moreno Tosi, il titolare del ristorante Barchet, che ha organizzato una spola in elicottero per portare turisti e residenti nel paesino.
Ed è proprio nei ristoranti che la comunità si rinsalda. Lì, nella piazzetta dove si affacciano due ristoranti e dove gli scarponcini dei turisti incontrano le ciabatte dei residenti, il vociare è quello tipico di una zona turistica. Certo è che le difficoltà non mancano per chi continua a fare impresa e garantire economia e servizi nel borgo, a partire della gestione dei rifornimenti. Ma se da un lato ormai per questa stagione la ripresa della funivia è data per rinviata, dall’altro i sorrisi di chi si fa cadere sulle panche, affonda la forchetta in un piatto fumante di polenta e sorseggia un bicchiere di vino ripaga, almeno un po’ dalle fatiche. E alla fine il saluto è sempre lo stesso: «Ci vediamo la prossima volta, magari in funivia».
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