Carini (Fim): «Whirlpool deve dire ciò che pensa al tavolo delle trattative»
Secondo il segretario provinciale dei metalmeccanici della Cisl la multinazionale americana «è inaffidabile perché durante gli incontri ufficiali non ha mai detto esplicitamente che la condizione per affrontare il problema di Napoli è la cessione dell'attività industriale»
La nota stampa di Whirlpool che annuncia la cessione dello stabilimento di Napoli perché i 16,9 milioni di euro sono giudicati insufficienti per sostenere il rilancio del sito produttivo creerà una frattura con Fiom, Fim e Uilm e scatenerà la reazione dei lavoratori. In effetti, il comportamento della multinazionale americana nella trattativa condotta al Mise è stato piuttosto altalenante per non dire ambiguo. Nell’ultimo incontro del primo agosto, prima della sosta estiva, l’azienda aveva ribadito l’esistenza di due strade percorribili: la prima è riportare in Italia una parte della produzione di lavatrici dalla Cina, dalla Slovenia e dalla Polonia per permettere la continuità produttiva della fabbrica di Napoli. La seconda riguarda la cessione dello stabilimento per una sua reindustrializzazione.
La nuova comunicazione di fatto scavalca il tavolo delle trattative, aumentando, a pochi giorni dall’incontro al ministero con le parti sociali, il clima di confusione su questa vertenza. «Direi che c’è un tema di affidabilità di Whirlpool – commenta Paolo Carini segretario provinciale della Fim Cisl dei laghi – perché durante gli incontri ufficiali non ha mai detto esplicitamente che la condizione per affrontare il problema di Napoli è la cessione dell’attività industriale. Il governo ha emesso quel decreto proprio per fargli recuperare 16,9 milioni di euro in vista di un rilancio dello stabilimento con il rientro delle produzioni dall’estero».
Poiché non tutti i dipendenti Whirlpool Emea sono stati in solidarietà, di quegli incentivi l’azienda avrebbe recuperato circa 5 milioni di euro. Ciò non toglie che la mancanza di chiarezza da parte della multinazionale nei tavoli ufficiali e i suoi continui strappi a mezzo stampa, a detta del sindacato, non permettono di far progredire la trattativa. «In questa storia c’è una sorta di paradosso – continua il sindacalista – Facciamo delle riunioni ufficiali dove l’azienda tenta di convincere le parti che la piattaforma di Napoli non è più sostenibile, ma lo fa senza dirlo in modo chiaro e questo impedisce di trovare soluzioni adeguate. A fronte di indicazioni chiare e precise da parte di Whirlpool, si potevano pensare altre forme di decontribuzione oppure un’operazione di sostegno finanziario del governo».
Il prossimo incontro tra le parti sociali al Mise è previsto per venerdì 6 settembre. «A questo punto – conclude Carini – la Fim Cisl ribadisce che l’accordo firmato nel 2018 con l’azienda è ancora valido e che è inutile fare tavoli tecnici se poi non si condividono le soluzioni che si hanno in mente».
Whirlpool: «I soldi del governo non bastano per rilanciare lo stabilimento di Napoli»
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