Chiesa e società: la passione civile del Cardinale Attilio Nicora
Sabato 5 ottobre, a partire dalle 9 in Camera di Commercio, un convegno sul lascito culturale e spirituale del porporato varesino organizzato dal Comitato Amici Cardinal Nicora
Nel telegramma di cordoglio inviato ai familiari del Cardinale varesino Attilio Nicora morto a Roma il 22 aprile 2017, Papa Francesco ha sottolineato come “egli lascia un ricordo carico di stima e di riconoscenza per il prezioso servizio offerto con singolare competenza sia alla Chiesa che alla società civile in Italia”.
E’ attraverso questa chiave di lettura che il prossimo 5 ottobre nella sala Campiotti della Camera di Commercio di Varese si svolgerà , a partire dalle 9 un secondo convegno di studio dedicato al lascito culturale e spirituale del Cardinale Attilio Nicora.
Un primo convegno, il 12 maggio dell’anno scorso, aveva messo a fuoco due caratteristiche peculiari del porporato varesino: il suo essere pastore e al tempo stesso diplomatico di altissimo livello nelle delicate relazioni tra Stato e Chiesa.
L’incontro di sabato 5 ottobre si propone invece di mettere in primo piano i rapporti tra Chiesa e società, alla costruzione dei quali il Cardinale si è sempre dedicato con instancabile impegno, acutezza di analisi e grande generosità.
Anche questo appuntamento è promosso dal Comitato amici del Cardinal Nicora: «Il Segretario di Stato Pietro Parolin – spiegano gli organizzatori del convegno – nella prefazione al volume “Stare con il Signore, andare verso i fratelli” che raccoglie scritti e interventi di Nicora ha scritto: “La sua fu una personalità capace di intrecciare dimensioni tra loro distinte, come una vita interiore schiva e riservata ed un’elevata sensibilità pastorale, una ricca umanità ed una formazione giuridica di altissimo livello. Ciò gli ha permesso di svolgere in maniera efficace e fruttuosa ogni ministero che gli è stato affidato, dai primi anni del suo sacerdozio”. In effetti don Attilio, come preferiva essere chiamato soprattutto dagli amici di Varese dove era nato il 16 marzo 1937 nel rione della Motta, ha compiuto un percorso all’interno della Chiesa cattolica di straordinaria linearità e pienezza. E questo fin dai suoi anni giovanili, quando nella città giardino fu protagonista, con altri amici, della rinascita del cattolicesimo giovanile locale come cofondatore del periodico studentesco locale Michelaccio, animatore di Gioventù studentesca e presenza vivissima dentro l’Oratorio di San Francesco».
Laureato in giurisprudenza, dopo il seminario a Venegono si specializzò in diritto canonico cominciando una lunga marcia dentro le istituzioni della Chiesa cattolica. Chiamato all’Episcopato da Papa Montini nel 1987 a soli quarant’anni, divenne cardinale il 21 ottobre 2003.
Ha alternato impegni pastorali (a Milano con il Cardinale Martini poi nell’amatissima Verona come Arcivescovo) a quelli istituzionali in un crescendo di responsabilità che lo portarono ai vertici della Cei, poi alla presidenza dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica) poi nella “vigilanza” dello Ior, la banca vaticana e infine a capo dell’Aif, l’autorità di informazione finanziaria. In quest’ultima veste si occupò con grande rigore, nonostante ostacoli e difficoltà di varia natura, delle regole di trasparenza e correttezza del settore. Si dimise dall’incarico il 30 gennaio 2014.
Molteplici sono i suoi contributi forniti alla Chiesa anche in altri campi: come presidente della Caritas, come esperto per l’insegnamento della religione nelle scuole, nella “battaglia” per il Crocifisso nei luoghi pubblici, come delegato dei vescovi italiani presso la Commissione degli Episcopati della Comunità europea della quale nel 2000 divenne vicepresidente.
Il suo capolavoro resta comunque la ridefinizione, negli anni Ottanta, degli accordi tra Chiesa e Stato italiano e l’introduzione dell’8 per mille, strumento decisivo per il dignitoso sostentamento del clero.
Secondo il giurista Carlo Cardia membro, in rappresentanza dello Stato italiano, della commissione paritetica che ha attuato l’Accordo di revisione del Concordato, il Cardinale Nicora “è stato un riformatore cui tutti dobbiamo qualcosa. Anche grazie a lui abbiamo superato veri e propri tabù di matrice ottocentesca”.
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