Col secondo album il gruppo di Dylan si conferma grandissimo
La rubrica dedicata agli album pubblicati cinquant'anni fa ci porta a conoscere il gruppo di Bob Dylan, quello che era diventato una delle più belle realtà del rock americano

Quello che era stato (e sarà ancora) il gruppo di Bob Dylan era diventato una delle più belle realtà del rock americano. Ma il suo inizio fu strano quasi quanto il nome The Band: nonostante la critica musicale avesse osannato il primo album Music from big pink (e sarebbe andata avanti a portarli in palmo di mano) non solo non concedettero a lungo interviste, ma iniziarono ad andare in tour solamente nella primavera successiva – Big Pink era uscito nell’estate 1968 – anche per colpa del bassista Rick Danko che aveva avuto un incidente. Poi ovviamente cominciarono a darci dentro e suonarono sia a Woodstock che all’isola di Wight. E a settembre 1969 uscì il secondo ed omonimo album che per molti resta il loro capolavoro. Se il primo infatti aveva come novità la proposta del loro suono così particolare, il secondo nasce quasi come un concept album, con tanti personaggi che vogliono un po’ rappresentare l’America di un tempo: dal ferroviere sudista al tempo della secessione, al marinaio in pensione di Rocking chair, sino al contadino di King Harvest che sembra uscito da Furore di Steinbeck. Disco davvero stupendo, che però non avrà uguali in studio nella successiva carriera del gruppo: resteranno grandi dal vivo, almeno sino all’ultimo valzer del 1977…
Curiosità: The night they drove old dixie down nel corso del tempo è diventato un brano molto usato dai movimenti, generalmente di estrema destra, che aspirano ad una qualche rinascita del sud. In realtà è vero che parla della sconfitta degli stati confederati, ma dal punto di vista di un povero ferroviere che vede la distruzione della propria terra. Robertson che la scrisse è canadese e certo non voleva dargli quell’indicazione politica…
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