Dieci ettari in fumo per il falò nel bosco degli spacciatori
Il processo per uno dei roghi di capodanno: i volontari dell'antincendio boschivo trovarono il telefono di una delle due persone a giudizio accusate anche di porto abusivo di armi

Cocaina, eroina, fumo: «Centinaia di assuntori al giorno andavano al “bosco della rete”. Gente che spesso aiutava gli spacciatori portandogli il pane, perché abbiamo trovato gli scontrini e i sacchetti di carta vuoti. Oppure ospitandoli a casa loro, in cambio del “regalo”».
Le parole sono di un maresciallo dei carabinieri della compagnia di Luino ascoltato in aula.
Il regalo è l’eroina data in omaggio dagli spacciatori ai tossici per passare qualche notte al caldo a casa di questi ultimi.
Il processo però non è per la droga, bensì per quello che accadde il 30 gennaio 2018 in una di queste piazze di spaccio, una volta frequentata solo da cacciatori e cercatori di funghi, oggi da chi piazza la “roba” a un esercito di tossici, che non si fa problemi a farsi uno, due, tre chilometri in salita nelle strade carrozzabili, nei boschi, per comprarsi la droga: persone all’apparenza regolari, quasi tutti con un’occupazione.
È in questo contesto che si è sviluppato un incendio di vaste dimensioni che ha tenuti impegnati per diversi giorni i volontari delle squadre AIB, antincendio boschivo di comunità montana valli del Verbano che quella notte cercarono di spegnere le fiamme.
La bonifica su quei terreni, come ha spiegato un esperto di spegnimento incendi boschivi che fa capo all’Ente di Luino ascoltato oggi in aula, è durata diversi giorni, almeno fino al 3, 4 gennaio (alla vigilia del primo incendio monstre, quello della Martica, con centinaia di ettari divorati dalle fiamme alimentate dal vento).
E proprio durante quelle “battute” nei boschi da parte dei volontari, vengono trovati segni inequivocabili della presenza umana: felpe, scontrini, ma anche segni di innesco – probabilmente focolai appunto accesi per vincere il freddo ma senza curarsi dello stato dei boschi, con moltissime foglie secche a terra – e un telefono cellulare.
A trovare lo smartphone un responsabile del gruppo antincendio di Grantola che portò il telefono ai carabinieri Forestali di Cunardo i quali attivano le indagini: l’apparecchio viene aperto, visionato e saltano fuori le foto di un giovane nordafricano che impugna una pistola calibro 7,65 nell’atto di mimare uno sparo.
Presto il cerchio si chiude e scattano due fermi che corrispondono ai profili degli imputati in aula oggi, di 20 e 30 anni che dovranno entrambi rispondere del reato di porto abusivo d’armi da fuoco mentre l’incendio è contestato a solo uno dei due. Se in questo caso non vi è la contestazione di reati attinenti la droga, “solo“ una decina di ettari di bosco distrutti.
Ma la questione dello spaccio nei boschi, e del relativo controllo del territorio torna sotto la lente d’ingrandimento: proprio in questa strada, la via dei Fabi a Fabiasco, frazione di Cugliate Fabiasco, i residenti esasperati per il via vai di acquirenti tempo fa esposero un cartello più che eloquente: “Spaccio di eroina al km 3,6”.
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