Fermato perchè ritenuto clandestino ma al processo spunta il permesso di soggiorno
Curiosa udienza questa mattina in tribunale per un pakistano di 23 anni proveniente dalla Germania, fermato per la seconda volta in Italia

Il colpo di scena arriva durante il processo per direttissima nei confronti del giovane pakistano fermato a Malpensa dai Carabinieri ieri mattina. Il 23enne, che fino a quel momento non aveva saputo giustificare la sua presenza in Italia e in Europa, ha mostrato un permesso di soggiorno tedesco ancora in corso di validità.
Il documento ha preso alla sprovvista anche il suo difensore d’ufficio, Alberto Cova, che già puntava ad un patteggiamento per il suo assistito. Il permesso, naturalmente redatto in lingua tedesca, ora verrà analizzato in quanto non è stato possibile reperire un interprete nel breve tempo dell’udienza che è stata quindi aggiornata al 20 settembre.
Il clandestino, dunque, potrebbe non essere tale e per lui è stata decisa la misura dell’obbligo di dimora a casa di alcuni parenti che vivono ad Udine. Il fatto buffo è che l’uomo voleva proprio raggiungere i familiari nel capoluogo friulano. Resta da capire perchè non abbia mostrato il permesso di soggiorno quando è stato fermato anche se una parte della spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che conoscesse solo il pakistano e un inglese un po’ stentato.
Già a giugno, infatti, era stato espulso dall’Italia in forza di un provvedimento emesso dal Prefetto e dal Questore di Udine perchè fermato alla dogana di Tarvisio senza un documento valido. Da quanto emerso, invece, il giovane pakistano lavorerebbe da alcuni anni in Germania.
La vicenda solleva una questione che è centrale nel dibattito politico nazionale ed europeo e cioè la necessità di una politica comune in tema di immigrazione. La trasposizione plastica della mancanza di un coordinamento a livello europeo in tema di permessi e circolazione degli immigrati si è palesata in un’aula di tribunale a Busto Arsizio.
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