La neve della primavera non è bastata: “Ghiacciaio arretrato di 180 metri”
Il Centro Geofisico Prealpino ha diffuso i primi dati dell'annuale monitoraggio sul ghiacciaio di Hohsand: "Il ritiro prosegue a ritmi velocissimi"
Dopo anni di caldo e siccità quell’abbondante scorta di neve ad inizio stagione aveva fatto ben sperare che, almeno per una volta, la ritirata del ghiaccio si sarebbe arrestata. Ma così non è stato e i primi dati diffusi dal Centro Geofisico Prealpino sul ghiacciaio di Hohsand meridionale testimoniano una situazione sempre più delicata.
Gli studiosi del centro sul Campo dei Fiori monitorano da anni quell’area dell’alta Val Formazza ed essere arrivati a giugno con scorte idriche del 168% più alte della media aveva fatto pensare che i rilevamenti di quest’anno sarebbero stati diversi. “Tuttavia il caldo estivo è stato quasi senza interruzioni da giugno ad agosto con due ondate di calore dal 25 giugno all’8 luglio e nella terza decade di luglio -spiega il meteorologo Paolo Valisa-. Persino il 9 agosto lo zero termico toccava ancora i 5000 m di quota”. Nel suo complesso l’estate è stata la seconda più calda, seconda solo a quella del 2003 e questo sulla neve e sul ghiaccio ha avuto inevitabili conseguenze.
La fronte del ghiacciaio, sempre più sottile e inerte, è quindi ormai in gran parte coperta da pietrame affiorato dal ghiaccio a causa dell’intensa fusione. “Il ritiro frontale prosegue a ritmi velocissimi -spiega Valisa-. Nel 2012 l’arretramento era stato di 17 metri, nel 2013 è stato di 31 metri, nel 2014 di 11 metri e nel 2015 di ben 60 metri. Nel 2017 di 50 metri, nel 2018 di 20 metri mentre nel 2019 sono stati misurati ben 180 metri a causa della risalita del ghiacciaio su un gradino roccioso. Valori importanti per un ghiacciaio la cui lunghezza è di soli 2 km”. Nella foto qui sotto si vede il confronto di quest’anno con il 2018.
Si notano a distanza di solo un anno nuove rocce che emergono dal ghiaccio “che ha perso spessori dell’ordine di 1-2 metri”. Inoltre tutto il ghiacciaio è privo di neve residua e dunque il bilancio di massa è negativo fino sulla vetta della Punta d’Arbola a quota 3235 metri.
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