Peak, la freccia giovane all’arco della Openjobmetis: “Non sento la pressione”
L'ala americana, prelevata da Pistoia: «Conosco l'importanza del mio ruolo ma sono sicuro di poter esprimere il mio basket. Tanti veterani in squadra? Posso imparare da tutti»
In una squadra di veterani, Darryl Leon Peak Junior – ma lo chiameremo solo L. J. Peak – spicca con la sua carta di identità: 23 anni compiuti nel febbraio scorso, unico giovane tra i dieci uomini a disposizione di Attilio Caja nella nuova Openjobmetis. Per l’ala – di poche parole – dal South Carolina è intervenuto anche il presidente della Pallacanestro Varese, Marco Vittorelli, oggi anche padrone di casa visto che la presentazione si è svolta nel quartier generale di Openjobmetis a Gallarate. «Speriamo che L. J. giochi tutte le partite come quella disputata a fine stagione scorsa contro di noi» ha scherzato Vittorelli, ricordando una delle migliori prestazioni dell’americano: 22 punti con il 50% al tiro.
CHI È
Nato a Gaffney, alunno di un college di primo piano nel mondo del basket NCAA (la Georgetown che fu di Pat Ewing), L. J. Peak ha giocato per tre anni all’università per poi finire nel mirino delle squadre NBA, Houston e Boston, ma tuttavia senza mai ricevere un contratto “pro”. L’ala – 1,96 di altezza, fisico elastico ma anche piuttosto stazzato – ha quindi iniziato la carriera estera giocando prima in Nuova Zelanda e poi a Pistoia, lo scorso anno. «Avremmo voluto dargli un contratto più lungo, ma il suo agente americano ha imposto un accordo stagionale» ha raccontato Andrea Conti, che però ha grande fiducia in Peak, considerato giocatore dagli ampli margini di miglioramento. Nel suo curriculum anche la maglia della nazionale USA ai Mondiali U19 2015: fu medaglia d’oro dopo aver battuto nei quarti l’Italia di Flaccadori e la Croazia in finale.
COSA HA DETTO
SUI “PREDECESSORI”, SCRUBB E OKOYE – «Ricordo l’importanza che aveva Scrubb in questa squadra e il suo campionato dello scorso anno: è un ottimo giocatore ma il fatto di doverlo sostituire non mi mette alcuna pressione. Sono sicuro di riuscire a giocare la mia pallacanestro anche qui a Varese».
SU CAJA E IL SUO SISTEMA – «Nel sistema di gioco proposto da coach Caja la cosa fondamentale è il riuscire a prendere la giusta decisione – che sia un tiro, un movimento, un blocco – al momento giusto perché il tempismo è fondamentale nello sviluppo del nostro attacco. Il nostro è un allenatore molto esigente, ha molte richieste anche durante le sessioni di allenamento e quindi è fondamentale capire subito quello che ci chiede. Anche perché, sullo sviluppo successivo del gioco, dopo la prima richiesta arrivano le altre. È quindi importante essere concentrati e focalizzati in ogni momento».
Peak attacca il canestro contro il Galatasaray (foto Raso/VN)SU JASON CLARK – «Ci conosciamo perché anche lui ha giocato per Georgetown al college, anche se per ragioni di età non siamo stati compagni di squadra. Però Jason ha continuato a frequentare il nostro campo di allenamento, tornava appena gli impegni lo consentivano, quindi ci siamo visti diverse volte e abbiamo un rapporto di conoscenza reciproco».
ASPETTATIVE? DI SQUADRA – Alla domanda sulle aspettative personali, Peak ha risposto solo citando la squadra: «Il mio obiettivo è quello comune: provare a vincere il maggior numero di partite possibili, perché è così che poi si può vincere un campionato».
NON ANCORA “VARESINO” – «Fino a questo momento non ho potuto conoscere la città: so di essere a Varese ma io e i compagni abbiamo trascorso tantissimo tempo ad allenarci in palestra, oppure in giro tra ritiri e tornei. Non ho ancora visitato con calma i vostri luoghi, ma ci sarà tempo».
VETERANI DA “COPIARE” – «Al di là di Clark che già conosco, sono in squadra con diversi veterani: credo che da tutti i giocatori si possa imparare qualcosa di buono e che sia interessante ascoltare i loro consigli. Avere poi compagni con esperienza nel campionato italiano può essere ulteriormente utile, specie per un giovane».
TUTTI I NUOVI ARRIVI
Tepic – Jakovics e Gandini – Vene – Peak
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