Settantasei anni fa l’eccidio nazista sul Lago Maggiore
Venerdì 13 settembre alle ore 10 in piazza De Filippi si terrà la commemorazione dell'eccidio degli ebrei avvenuto sulla sponda piemontese del Verbano dopo l'Armistizio
Quando parliamo di storia, siamo soliti pensare a qualcosa di molto lontano nel tempo e nello spazio. Spesso però, la realtà si rivela più vicina di quanto potremmo immaginare. Luoghi familiari e incantevoli come le sponde del Verbano diventano così teatro di eventi a volte simbolo di speranza, altre di dolore e disumanità. E quanto accadde nel settembre del 1943 sulla sponda piemontese del Lago Maggiore ne è un triste esempio. Su quelle placide acque i nazisti massacrarono 57 persone (questo il numero di vittime accertate), ebrei che vivevano tra Novara e Arona, dove venerdì 13 settembre (inizio ore 10) si svolgerà una commemorazione in piazza De Filippi.
L’eccidio, compiuto dalle LSSAH, ovvero il battaglione Leibstandarte SS Adolf Hitler, iniziò subito dopo l’annuncio dell’armistizio, l’8 settembre del 1943, giorno in cui l’Italia cessò le ostilità verso le forze alleate. Per questo motivo, quella sul Lago Maggiore fu la prima strage nazista avvenuta in Italia. «La base operativa delle SS fu posta a Baveno, all’Hotel Beaurivage – spiega Onofrio Caputi, segretario della sezione Anpi di Arona -. Fra gli ordini era compreso, pur senza specificare la diretta eliminazione, anche il rastrellamento degli ebrei, molti dei quali provenivano dal milanese o fortuitamente sfuggiti allo sterminio di Salonicco, in Grecia. La più grande strage italiana di stampo nazista per numero di vittime, seconda solo al massacro delle fosse Ardeatine, iniziò così a Baveno quando, tra il 13 e il 14 settembre di settantasei anni fa, quattordici persone vennero portate all’Hotel Ripa per poi essere segretamente fucilate e, infine, gettate nel lago».
Il giorno seguente toccò proprio ad Arona, dove vennero prelevate e uccise nove persone. A loro domani sarà dedicata la commemorazione presso il monumento dei caduti. In città si erano rifugiati parecchi ebrei e una volta che le SS furono sul posto andarono a colpo sicuro perché avevano già i nominativi delle persone da prelevare, ottenuti dalla questura di Novara. Caricarono su un camion tre aronesi, la contessa Irma Finzi, suo figlio Angelo Cantoni Mamiani e la signora Margherita Cohen in Penco, a cui si aggiunsero i quattro membri della famiglia Modiano, Bardavid Mary, Giacomo Elia, Carlo Elia e Grazia, che provenivano da Salonicco e alloggiavano all’Albergo Sempione. Per ultimi, infine, furono prelevati e uccisi l’ungherese Kleinberger Clara Rakosi assieme a suo figlio Tiberio Alexander. «Dal municipio, dove era commissario prefettizio l’avvocato Carlo Torrelli, partirono tempestive segnalazioni di fuga – come riporta il fascicolo dell’Anpi dedicato all’eccidio degli ebrei – purtroppo, la fulmineità dell’operazione tedesca impedì che l’allarme giungesse nei paesi vicini».
I rastrellamenti degli ebrei proseguirono fino ai primi di ottobre. Le SS continuarono a spargere sangue innocente a Orta, Mergozzo, Stresa, Novara, Pian Nava e, soprattutto, a Meina, dove nell’omonimo hotel si consumò l’ennesima strage nazista. Una vicenda raccontata magistralmente nel film “Hotel Meina” di Carlo Lizzani, ispirato al saggio storico del giornalista Marco Nozza. (Foto sopra: la locandina del film)
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