Il “vecchio lupo di mare” della politica che sei mesi fa immaginava il governo giallo-rosso
A inizio 2019 l'alleanza Lega-M5S sembrava andare a gonfie vele. Ma Luigino Portalupi tentò di varare a livello locale un'alleanza Pd-sinistra-M5S, con lo schema che ora è del Conte Bis. "Ora il processo deve andare avanti, anche sui territori"
L’inverno scorso l’idea sembrava audace, tanto più che la politica nazionale andava in altra direzione. Ma in questa fine estate in cui nasce il governo giallorosso, Luigino Portalupi da Samarate potrebbe vantarsi di aver immaginato con sei mesi di anticipo la inedita alleanza Pd-Movimento 5 Stelle-Liberi e Uguali. Quella che adesso va in porto a Roma, dopo il naufragio dell’esperienza gialloverde accelerata da Matteo Salvini.
«Non sono pessimista, sono preoccupato», dice oggi di fronte agli incerti equilibri del governo.
Sia chiaro, la piccola Samarate è molto molto distante da Roma: anche se l’ex sindaco leghista oggi è parlamentare, non vale certo come laboratorio politico. Però il tentativo di Portalupi – esperto navigatore dei mari della politica locale – ha un certo fascino, visto oggi: a inizio 2019, di fronte all’ottimo radicamento della Lega, di fronte ai sondaggi in crescita per Matteo Salvini, Portalupi aveva ipotizzato che ci fosse uno spazio di accordo “largo” come alternativa. Dalle file di Articolo Uno – in versione lista civica – propose una alleanza allargata al Pd (che a Samarate si muoveva in altra direzione) e al Movimento 5 Stelle (che era ancora indeciso se partecipare o meno alle amministrative).
E oggi? «La fine del governo era nell’ordine delle cose», dice Portalupi, convinto che l’alleanza gialloverde fosse fragile, come è stata, e che «a livello locale le differenze sono più marcate». Quanto al futuro governo che sta per nascere, «il rischio più grande lo corre il Pd: in primo luogo rischia un assestamento di Renzi con un suo gruppo autonomo, poi rischia che si apra una discussione tra i due partner di governo che porti a elezioni in sei mesi. Se così fosse la sinistra non ci sarebbe più: da questo punto di vista le paure di Zingaretti sono comprensibili. Forse era meno rischioso accettare le elezioni, con la prospettiva di non vincerle, ma contrastare concretamente la destra».
«Nella soluzione concreta degli eventi è emerso non è vero che non esiste più destra e sinistra. Anche l’elettore del Movimento 5 Stelle si è accorto che uno spartiacque esiste». Da un lato c’è chi anche tra i pentastellati accetta la sfida (spalleggiato anche dalla stampa vicina), dall’altro c’è chi invece – come Di Maio – rimane ancorato al principio che non esistono provvedimenti di destra e sinistra, come ripetuto ossessivamente ancora ieri sera. «Quel che nasce non è il governo politico che sperava il Pd, il travaglio potrebbe essere pericoloso» continua Portalupi. «La domanda è: questa alleanza si allarga a livello amministrativo? Si allarga all’Umbria e all’Emilia-Romagna, alle elezioni regionali alle porte? O i cinque stelle andranno soli? Vincerà la linea di Di Maio o quella incarnata da Fico? Occorre che il processo vada avanti, si riapra anche a livello territoriale. Ognuno deve tentare di aprire una discussione pubblica. Cercherò di farlo con Articolo Uno», dice «A Gallarate, Busto, Varese».
Grande amante della materia, Portalupi saluta però un elemento nuovo: «I quindici milioni di persone che hanno seguito la crisi, in tv e sui giornali, che hanno venduto molto di più. Era vent’anni che non si seguiva così la politica dibattuta in Parlamento, anche se – va detto – con qualità bassa. E poi positivo il fatto che si è riaffermato il ruolo del Parlamento, per merito di Conte. Mentre Renzi ha intuito lo spazio, fiutando la possibilità». Spazi di accordi e magari nuove definizioni politiche:
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