Al circolo The Family arriva il defibrillatore

Al circolo di Albizzate gli operatori dell'ospedale di Varese hanno spiegato l'utilizzo del defibrillatore

circolo the Family defibrillatore

«Ogni minuto che passa dopo un arresto cardiaco, le possibilità di sopravvivenza diminuiscono del 10%. Con il massaggio cardiaco, la percentuale scende al 3-4%». È uno dei molti dati snocciolati dagli operatori dell’ospedale del Circolo di Varese al The Family di Albizzate. Il circolo, frequentatissimo tutti i giorni della settimana, avrà da oggi il suo defibrillatore.

«Ogni anno – spiegano – una persona su mille è colpita da arresto cardiaco, in Italia. I problemi seri arrivano dopo quattro-cinque minuti, ma dopo dieci i danni diventano irreversibili. È chiaro, quindi, che bisogna intervenire subito; l’ambulanza potrebbe non arrivare in tempo». Il defibrillatore, comunque, non è uno strumento inaccessibile ai non addetti. Con conoscenza e pratica può essere utilizzato da tutti, come hanno provato a spiegare gli operatori dell’ospedale: «In quei momenti concitati, quando ci troviamo di fronte a una persona in arresto cardiaco, l’emozione può rappresentare un ostacolo. Ma spesso ne nasce una forza impensabile».

L’intervento delle persone vicine è fondamentale; lo si capisce anche guardando la cosiddetta ‘catena della sopravvivenza’: «Sono cinque passaggi: il primo è la chiamata dei soccorsi, poi inizia il massaggio, quindi il defibrillatore, dopodiché arrivano i soccorsi; l’ultimo passaggio è l’arrivo in ospedale. Di questi passaggi, tre dipendono dalle persone presenti, non dai professionisti».

Prima di tutto, però, bisogna capire diverse cose: se la persona è cosciente e se respira. «Per capire se respira è molto facile: basta guardare il torace. Per valutare lo stato di coscienza basta fare alcune domande semplici. In realtà, a differenza di quanto pensa qualcuno, non esiste la semicoscienza: una persona è cosciente o non lo è».

La presenza di un defibrillatore in un locale può rivelarsi molto preziosa. Ma non è l’unico strumento di cui possiamo disponere. Un altro, molto più immediato e alla portata di tutti, è l’app ‘Where are U‘. Collegata al 112 permette, con una semplice chiamata, di inviare i propri dati di localizzazione, con un margine di errori di pochissimi metri.

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caccianiga.marco@yahoo.it
Pubblicato il 13 Ottobre 2019
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