Angelita, la varesina che porta il cinema dentro il carcere di Bologna
In un momento storico complicato per le piccole sale cinematografiche grazie all’idea di una varesina a Bologna apre un cinema all’interno della Casa Circondariale Rocco D’Amato
In un momento storico complicato per le piccole sale cinematografiche, con chiusure giornaliere in tutta Italia, grazie all’idea di una varesina a Bologna apre un cinema all’interno di un carcere, la Casa Circondariale Rocco D’Amato.
Il progetto nasce da un’iniziativa dell’Associazione Cinevasioni, la cui presidente è Angelita Fiore, 39 anni, varesina, diplomata al Liceo Classico Cairoli di Varese prima di trasferirsi in Emilia una ventina di anni fa: prima il Dams, poi l’insegnamento e la passione per il cinema, con qualche lavoro di regia che ha fatto parlare di sè (Uomini Proibiti su tutti) ed ora, dal 2015, il lavoro che ha come obiettivo quello di portare il cinema in carcere.
Non solo la sala cinematografica, ma anche una vera e propria scuola coordinata da Susanna Berti e Irene Sapone con docenti e professionisti del settore ad insegnare e i detenuti a fare da “scolari”, un Festival con ospiti del mondo dello spettacolo di primo livello (Claudia Cardinale, Matteo Garrone, Daniele Luchetti, Gabriele Mainetti, Carlo Delle Piane e tanti altri), una videoteca in via di realizzazione grazie ad una donazione di 700 dvd di Rai Cinema.
Il nuovo cinema da circa 150/200 posti si chiamerà “AtmospHera” e verrà inaugurato il prossimo giovedì 24 ottobre, con il taglio del nastro alle 9.30, alla presenza delle istituzioni cittadine e la proiezione di “Ammore e Malavita”, un film di 01 Distribution dei Manetti Bros., presenti in sala per incontrare il pubblico al termine del film. Il tutto realizzato grazie al contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Gruppo Hera, Comune di Bologna Rete Civica Iperbole, Cultura Emilia-Romagna, Legacoop Bologna , con la partnership culturale di Rai Cinema Channel e con il patrocinio dell’ Alma Mater Studiorum – Università di Bologna – CITEM.
«È un progetto che nasce da lontano, dal 2015, quando abbiamo cominciato a lavorare all’interno del carcere per portare la cultura cinematografica in un luogo tanto particolare, chiuso, speciale – spiega Angelita Fiore mentre porta a spasso il suo cane e viene riconosciuta dalle vicine di casa: “Ti abbiamo vista al TG” -. Ora accendiamo i proiettori e i riflettori all’interno del carcere, un’idea folle, ma unica: non credo che in giro per il mondo ci siano molti esempi simili al nostro. I detenuti che hanno lavorato con noi in questi anni, un centinaio, hanno formato una cultura che poi riportano in quello che faranno fuori, nella vita di tutti i giorni. Il cinema sarà aperto a tutti, su prenotazione, con proiezioni gratuite, alla presenza di registi ed autori per avere scambi culturali con i presenti, con le stesse modalità del Festival (che assegna la “Farfalla di ferro”, ideata e realizzata all’interno del carcere), un’altra iniziativa che non ha eguali, almeno in Italia. Altri istituti ci hanno contattato per prendere esempio e spunto. Aspiriamo di proiettare un film al mese, pellicole divertenti, commedie, che facciano svagare, ma non escludiamo film impegnati, che diano informazioni o creino dibattito. L’idea ci è venuta lavorando alla scuola di cinema in carcere: i detenuti spesso vedevano trailer di film in uscita e mi chiedevano di andare a vederli e poi raccontarglieli. Abbiamo pensato di portare il cinema e le prime visioni da loro, un’occasione unica che ha bisogno dell’aiuto e del supporto delle case di produzione e distribuzione. Non è semplice, qualche coraggioso c’è e ci hanno detto già che ci stanno, molti altri invece non sono ancora pronti e ci hanno detto di no. Speriamo che questo progetto e questa sensibilità si allarghi».
Foto di Alessandro Ruggeri
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