I cambiamenti climatici mettono a rischio il pianeta
L’aumento globale delle temperature e la sua influenza sul pianeta sono stati al centro dell’incontro riservato ai ragazzi delle scuole organizzato dall’Università dell’Insubria nell'ambito del Festival Utopia
Chi sapeva che lo scioglimento di solo un centimetro del permafrost, diffuso intorno al mondo, libererebbe più anidride carbonica e vapore acqueo che tutte le emissioni causate dagli umani? Oppure, che l’innalzamento dei mari è il problema minore tra quelli causati dallo scioglimento dei ghiacciai alpini?
I ragazzi di alcune scuole medie e superiori di Varese e della provincia hanno scoperto questo e molto altro nella conferenza organizzata dall’Università dell’Insubria all’interno del Festival dell’Utopia mercoledì 23 ottobre presso l’aula magna in Via Ravasi. Durante il convegno sono intervenuti Mauro Guglielmin e Nicoletta Cannone, docenti del dipartimento di “Scienza e alta tecnologia” dell’Insubria.
«Dobbiamo renderci conto – ha detto Guglielmin ai ragazzi – che dobbiamo fare qualcosa per salvaguardare il clima e allo stesso tempo ricordarci che l’ambiente è molto più forte e resistente di noi. Nel corso dell’ultimo secolo la temperatura media del pianeta si è alzata di circa un grado. Il riscaldamento è graduale e per noi quasi impercettibili, ma quando ce ne accorgeremo vorrà dire che sarà troppo tardi».
«Si parla spesso – ha poi aggiunto Guglielmin – dei ghiacciai alpini e si pensa che il problema principale causato da questo fenomeno sia l’innalzamento del livello del mare. In realtà lo scioglimento dei ghiacciai montani causa un innalzamento di soli 0,6 millimetri l’anno. Il rischio a cui si va veramente in contro è la scarsità di acqua dolce, che verrà inoltre contaminata da sostanze nocive per l’essere umano. È invece lo scioglimento dei ghiacciai polari che potrebbe, tra un secolo, provocare un innalzamento del livello del mare tale da sommergere le strade di città come New York».
«Un altro fenomeno che si sottovaluta – ha spiegato Guglielmin – è lo scioglimento del permafrost. Il terreno congelato ricopre un quarto di tutta la superficie terrestre e si trova non solo vicino ai poli, ma anche nelle nostre Alpi. Se nel corso di un anno un centimetro di altezza di tutto il permafrost del mondo si dovesse scongelare, libererebbe in atmosfera quantità di gas serra come anidride carbonica, metano e vapore acqueo di molto superiori a quelle emesse nello stesso periodo da tutte le attività umane».
«Ogni essere vivente vegetale e animale – è poi intervenuta Nicoletta Cannone – ha bisogno per sopravvivere di alcuni prerequisiti ecologici e ogni specie sceglie il proprio habitat tra quelli che meglio soddisfano queste necessità. La disponibilità di acqua e una temperatura adeguata sono le condizioni principali per i viventi e l’essere umano sotto questo aspetto non è diverso da tutte le altre specie. I cambiamenti climatici e le mutazioni degli habitat costringono le popolazioni di interi biomi ad adottare risposte diverse. Risposte possibili possono essere la migrazione, l’adattamento oppure l’estinzione».
«Negli ultimi anni – ha fatto sapere Cannone – abbiamo inquinato così tanto, che se dovessimo interrompere subito tutte le emissioni, la temperatura globale continuerebbe come per inerzia ad aumentare ancora per anni. Le caratteristiche che permettono la vita sul nostro pianeta sono il risultato di un equilibrio complesso e delicato. Dobbiamo abbandonare l’idea di una crescita economica indefinita, perché non è più sostenibile. Quello che possiamo fare è invece cercare di conservare i livelli di benessere che abbiamo raggiunto senza però arrecare ulteriori danni al clima».
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