Il futuro del Bellini sarà l’ospedale di comunità
Con la riorganizzazione della rete ospedaliera che verrà avviata il prossimo anno, l'assistenza verrà gestita dagli infermieri in collaborazione con medici di base
Un ospedale a gestione infermieristica con la collaborazione attiva dei medici di base e il coinvolgimento degli specialisti. È il nuovo modello di ospedale previsto dalla Conferenza Stato Regione, e recepito con una delibera di giunta regionale del luglio scorso, e che potrebbe trovare applicazione all’ospedale di Somma Lombardo.
« Nella riorganizzazione dell’offerta sanitaria regionale – ha spiegato l’assessore al Welfare Giulio Gallera – ci saranno gli “ospedali di comunità” che daranno assistenza ai pazienti con problematiche meno gravi. Oppure accoglieranno quei pazienti da dimettere dagli ospedali, ma non ancora pronti per tornare al proprio domicilio».
L’assistenza sarà sempre professionale, garantita dagli infermieri in raccordo con i medici di base e gli specialisti. I costi di gestione saranno, dunque, inferiori anche perché l’organizzazione avrà una complessità minore e così la dotazione di strumentazioni.
La rivisitazione del sistema ospedaliero che interesserà tutti gli attuali presidi: « Abbiamo dato mandato alle diverse ASST – spiega Gallera – di fare una ricognizione della propria offerta, individuano eccellenze e, soprattutto, i bisogni primari del bacino di riferimento. Entro fine anno raccoglieremo queste relazioni su cui, poi, costruiremo la nuova rete sanitaria. Gli ospedali di comunità potranno essere organizzati nei piccoli presidi oppure in parti definite degli ospedali».
Il direttore Porfido dell’Asst Valle Olona si è già detto disposto ad avviare una sperimentazione individuando proprio il presidio di Somma che ha già una forte vocazione riabilitativa: « Anche in vista della costruzione dell’ospedale unico, il Bellini troverebbe una perfetta collocazione integrata con il presidio di Busto».
A Somma, quindi, si torna a parlare di POT dopo l’individuazione, anni fa con, da parte dell’allora direttore Humberto Pontoni e lo stanziamento di un piccolo finanziamento per dotare la segreteria degli strumenti per coordinare l’assistenza territoriale.
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