La culla del leghismo addormentato
Ambrogio Vaghi riflette sul ritorno della Lega, sui suoi fallimenti in vent'anni di governo di Varese e sull'editoriale del direttore.
Caro direttore,
mi pare eccessivo il suo assist per il rilancio della Lega a Varese. Riempire la sala del circolo di Bizzozzero con amici e militanti di tutta la provincia richiamati dal vecchio verbo di Umberto Bossi, non mi sembra un grande successo.
Che poi la Lega si proponga di riconquistare il Comune di Varese, ritenuto culla del movimento, mi sembra una cosa più che legittima. Piuttosto mi sembra che nessuno si sia chiesto come mai dopo una ventina di anni di gestione del Comune la Lega lo abbia perso. Eppure c’erano gli stessi dirigenti di oggi, Attilio Fontana in testa.
Cosa possono ben ricordare i varesini di quel periodo verde? I cartelli stradali in dialetto, le sagome dei dirigenti rifatte in legno alla rotonda di Buguggiate o altre amenità del genere? Non certo le decisioni, fortunatamente bloccate, di fare parcheggi sotterranei alla prima Cappella, sotto il parco di Villa Augusta a Giubiano, o i tanti anni di sonnolenza amministrativa con follie urbanistiche come un progetto di nuove stazioni alimentato e finanziato da grattacieli offerti alla speculazione edilizia. Che, guarda caso, li ha rifiutati. E non vado avanti.
Tutto bene nella culla del leghismo, ma continuandolo a cullare il bimbo si è addormentato, o no?
Intanto tutti si sono collocati a dovere, anche in difesa dei tesori del partito, e hanno pensato solo al loro destino politico. Lo stesso Giorgetti dove è stato fino ad ora? Tante sono le domande che dovrebbero porsi gli appassionati leghisti della prima ora. Non le pare?
Un caro saluto
Ambrogio Vaghi
Caro Ambrogio,
il mio editoriale non era un assist alla Lega, ma un racconto di una serata e a seguire alcune riflessioni sul corso politico di quel movimento.
Concordo in pieno che sono tante le domande che dovrebbero porsi gli appassionati leghisti della prima ora. Ci sono però alcuni aspetti che nel 2019 lasciano più di una perplessità. La collocazione della Lega nel campo dell’estrema destra è sempre più chiaro ogni giorno che passa. Così come la scelta di un sovranismo, che nelle periferie diventa un localismo spinto, tanto che l’altra sera qualcuno dal fondo della sala aveva fatto notare che l’incontro non era a Varese ma a Bizzozero. Una scelta che ha un collante identitario che porta all’isolamento. Perché “padroni a casa propria” rende difficile ogni possibile coesione. E proprio quello slogan torna forte a Varese dove Giorgetti indica nella Lega il partito che deve comandare. Attenzione, non amministrare o governare, ma comandare. Che è un modo più esplicito di quei ” pieni poteri” che invoca Salvini.
L’attuale amministrazione verrà giudicata dai cittadini, ma fanno sorridere tutti quegli esponenti che già si affannano nel giudicarla inconcludente, e addirittura colpevole di ogni malefatta, dimenticandosi del fatto che fino a poco più di due anni fa governavano loro. Varese, a loro detta, sarebbe sprofondata nel degrado il giorno dopo la vittoria di Galimberti. Ora chiedono di tornare a comandare. C’è da augurarsi di non dover assistere a toni urlati da qui al 2021, perché a perdere sarebbe solo la comunità dei varesini, non certo abituata all’aggressività.
Con stima
Il direttore Marco Giovannelli
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