La vertenza di Mercatone Uno ritorna al Mise
La vertenza del gruppo, in amministrazione straordinaria, coinvolge 1860 lavoratori e 55 negozi che hanno chiuso i battenti

Torna al ministero dello Sviluppo economico la vertenza dei 1860 lavoratori ex Mercatone Uno. Al tavolo ministeriale, a più riprese sollecitato dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs per assicurare maggiori garanzie di trasparenza, presenti il Gruppo Mercatone Uno in amministrazione straordinaria e i rappresentanti delle Regioni Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria e Veneto. Si avvicina intanto la scadenza del 31 ottobre per la presentazione delle offerte vincolanti per l’acquisto dell’intero o di parte del perimetro del compendio aziendale mentre le operazioni di cessione dovranno chiudersi perentoriamente entro il 31 dicembre 2019. (nella foto la protesta dei lavoratori di Mercatone Uno di Legnano)
Per la Fisascat Cisl resta essenziale ripristinare corrette relazioni sindacali e concordare una azione congiunta finalizzata ad affrontare la grave condizione reddituale dei lavoratori allo stato in cassa integrazione a zero ore – in media a 400 euro mensili – rapportata all’orario di lavoro, ridotto nella fase di cessione alla Shernon Holding a fronte delle garanzie occupazionali fornite dalla direzione societaria. Prioritario anche superare lo stallo sull’attivazione delle politiche attive a livello regionale con la necessaria revisione delle modalità di coinvolgimento degli attori coinvolti, allo stato impossibilitati a procedere. Sullo sfondo anche la situazione dei 10mila dipendenti delle aziende fornitori in attesa di essere pagate e l’utenza che non ha ricevuto la merce già saldata.
«Il nostro auspicio – ha dichiarato la segretaria nazionale della Fisascat Cisl Aurora Blanca – è quello di una supervisione istituzionale che sappia innanzitutto risolvere la grave condizione reddituale degli addetti, per i quali oggi è necessario ripristinare l’orario di lavoro precedente alla vendita a Shernon Holding e consentire la rimodulazione della Cigs, e, a poco più di un mese dalla conclusione ipotizzata per la ricerca di possibili acquirenti, individuare una soluzione sul destino dei 55 negozi».
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