Liliana Segre parla a studenti e giornalisti del linguaggio dell’odio
Una grande partecipazione di pubblico per il seminario: “Dal binario 21 ad Auschwitz: il linguaggio dell’odio”, tenutosi ieri all’università Iulm di Milano con la senatrice Liliana Segre
Da una parte i giovani universitari che, con lo smartphone in tasca e lo zaino con i libri a terra, dall’altra parte i giornalisti, che hanno fatto della comunicazione e del racconto del mondo un mestiere. Di fronte a tutti loro una donna, con i capelli bianchi e un carta d’identità che riporta come data di nascita il 10 settembre del 1930 e che risponde al nome di Liliana Segre.
La senatrice è stata infatti l’attesa protagonista del seminario e corso di aggiornamento per l’Ordine dei Giornalisti dal titolo: “Dal binario 21 ad Auschwitz: il linguaggio dell’odio”, tenutosi lunedì pomeriggio presso l’auditorium dell’università Iulm di Milano.
Un’occasione di confronto sulla questione dell’hate speech capitata proprio a ridosso delle recenti polemiche sulla notizia dell’alto numero di insulti razzisti che la senatrice riceve quotidianamente sui social: un argomento gravoso, sul quale la discussione si è fortemente concentrata e che ha condotto tutti i relatori a esprimere solidarietà a Liliana Segre.
Lo ha fatto il presidente dell’Odg Lombardia, Alessandro Galimberti, che a gran voce ha chiesto una legislazione che punisca i responsabili degli attacchi in rete: “Non si tratta di mettere un ‘Bavaglio al web’, come si sente spesso dire, ma di introdurre regole ferree che tutelino le vittime di quest’odio dilagante. Galimberti ha poi ricordato come «la violenza sulle persone nacque dalla violenza delle parole sulle persone» e rivolto quindi lo sguardo sulla rilevanza della memoria «perché più ci allontaniamo cronologicamente dagli orrori del passato, più alto è il rischio che si perda il ricordo di ciò che è stato».
Ugualmente ricco di passione e fermezza il discorso di benvenuto del rettore Gianni Canova, che ha definito coloro che insultano la senatrice «bipedi che scaricano la loro frustrazione grazie all’anonimato del web» e ha additato le colpe di «coloro che fomentano la ‘Bestia’ dell’odio, che forse vinceranno le prossime elezioni, ma che saranno maledetti dalle generazioni future».
Il momento più atteso è stato però quello in cui Liliana Segre ha preso la parola: ancor prima del suo intervento, però, sono stati i suoi occhi a tracciare un solco nell’animo dei presenti, perché capaci di osservare con profonda dignità e fermezza ciascuno dei volti di coloro che affollavano l’auditorium.
«Con una parte di me, sono rimasta la stessa bambina di 8 anni che venne espulsa da scuola, per la sola colpa di essere nata. In tutti questi anni è risuonata forte in me la domanda ‘Perché?’ e non sono stata capace di darmi una risposta. Per tutte queste ragioni io non perdono e non dimentico chi mi fece del male, ma per loro non provo odio, bensì pena. La vita è solo una e non bisogna sprecarne un attimo: gli haters sprecano il loro tempo a odiare me».
Il solo mezzo per contrastare le dinamiche dell’odio e del razzismo è lo studio della storia e la Senatrice lo ricorda a gran voce: «Non dimentichiamo ciò che è stato: se si smetterà di parlare di ciò che è accaduto, se non lo si racconterà ai giovani, l’Olocausto diverrà una riga di un capitolo di un libro di storia».
«Ricordiamo che la matrice dell’odio sta nell’indifferenza verso la condizione degli ‘Altri’ e dobbiamo stare attenti anche oggi dinanzi a ciò che accade ogni giorno – ha concluso Segre – ‘Indifferenza’: è questa la parola che abbiamo scelto per il Memoriale della Shoah, al Binario 21 in stazione Centrale, il luogo da cui io e tantissime altre persone fummo fatti partire in direzione del campo di concentramento di Auschwitz; perché la colpa di ciò che ci accadde fu anche della passività di chi non fece nulla per impedirlo».
Un lungo applauso riconoscente ha salutato poi la Senatrice al termine del suo intervento: di fronte ai messaggi razzisti e intrisi di odio che continuano a indirizzarle, è giunta la risposta di centinaia di persone, che hanno omaggiato Liliana Segre con affetto e partecipazione.
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