Mobilità elettrica: a Varese una filiera dalle grandi potenzialità
Confartigianato Imprese Varese ha affidato a The European House Ambrosetti uno studio dedicato alle opportunità del settore per il territorio
Ottomila auto elettriche e ibride circolanti, una vocazione strutturale al mondo dei trasporti, una manifattura solida e con forte propensione all’innovazione e centri di ricerca, pubblici e privati, già oggi operanti nel settore. C’è tanta e-mobility nel cuore produttivo della provincia di Varese e, stando ai dati di previsione, il futuro ne porterà sempre di più. Per cogliere a pieno il trend, e trasformarlo in una opportunità economica e produttiva per il territorio, Confartigianato Imprese Varese ha scelto di proseguire il cammino di analisi delle prospettive di sviluppo affidando a The European House Ambrosetti uno “Studio per l’individuazione delle condizioni operative e di contesto funzionali al consolidamento di un cluster manifatturiero, di servizio e della ricerca per la mobilità sostenibile”.
Una sorta di “rivoluzione industriale eco-sostenibile dei trasporti” in grado di sfruttare competenze e know how già presenti e di anticipare i tempi di una riconversione produttiva e di servizio che, in prospettiva, appare inevitabile. «Un obiettivo ambizioso nel quale crediamo e che consideriamo non rinviabile alla luce della crescente attenzione alla sostenibilità ambientale e a fronte delle criticità legate al trasporto tradizionale che, ad ogni inverno, si manifestano puntuali» spiega il direttore generale Mauro Colombo, che con il presidente Davide Galli, ha scelto di riconfermare la fiducia nel principale think tank italiano anche in considerazione delle conoscenze già acquisite nel settore dell’e-mobility e in continuità con lo studio “La Provincia di Varese, scenari di futuro”, presentato nel marzo scorso.
«Facciamo un investimento sulla provincia per restituirle una specificità e trasformarla in polo di riferimento e di attrazione nazionale». Molteplici le ragioni della scelta: innanzitutto, nel primo studio il filone della mobilità eco-sostenibile è subito emerso come benchmark di rilievo nazionale, anche grazie alla presenza di imprese già operanti nel settore e ai centri di ricerca di Jrc e Vodafone Automotive. In secondo luogo, c’è la sensibilità della provincia alla e-mobility.
A parlare sono i numeri: oggi sono quasi ottomila le auto elettriche e ibride in circolazione nella provincia di Varese, che si posiziona al quarto posto della classifica nazionale. Varese è quarta anche per numero di mezzi elettrici e ibridi in rapporto al parco auto totale (13,4 ogni mille, preceduta solo da Bologna, Milano e Trento) e rappresenta un unicum su scala nazionale grazie alla presenza di un’auto su dieci tra le elettriche e ibride circolanti in Regione.
Non è tutto: già oggi, circa la metà delle imprese e del fatturato della filiera della mobilità elettrica si concentrano nel Nord Ovest del Paese, a ulteriore rafforzamento della strategicità di Varese nel cuore dell’asse Milano-Torino della mobilità. «Valutazioni dalle quali non potevamo prescindere, e non potevamo ignorare la crisi di parte della nostra manifattura, che ha risentito più di altri comparti della congiuntura negativa, registrando una contrazione occupazionale del 16% dal 2008 a oggi» prosegue Colombo. Fondamentale è dunque immaginare nuovi ambiti di qualificazione, anche a fronte della vicinanza a centri di ricerca di altissimo livello come Made e Mind e della collocazione infrastrutturale strategica. «La e-mobility – conferma Colombo – cambierà i connotati di molte delle imprese manifatturiere che oggi operano nella filiera della mobilità (il 30% della filiera totale della mobilità elettrica è composto da imprese manifatturiere, specie di piccole e medie dimensioni, ndr) e delle imprese di servizio (meccanici ed elettrauto), oltre che delle aziende operanti nella logistica (automezzi pesanti). Dobbiamo prepararci per tempo e prevenire il rischio di sofferenza o, peggio, di contrazione delle attività dovute alla diversificazione delle richieste di mercato».
Meglio dunque affrontare il cambiamento prevenendolo, per dare alle aziende e al territorio i giusti tempi di adeguamento. «Non dimentichiamo, tra l’altro, che l’avvio di nuove attività prevede la riconversione (re-skilling e up-skilling) delle competenze e l’innesto di nuove professionalità». In questo senso l’elevato numero di istituti tecnici professionali, la presenza di due università e i tre Istituti Tecnici Superiori (per un totale, ad oggi, di dieci indirizzi di studio) costituiscono una base di partenza che poche altre province possono vantare. Così come è difficile trovare in altre province dei Digital Innovation Hub che, al pari di Faberlab, sappiano fare da anello di congiunzione tra imprese e centri di ricerca avanzati. Le premesse per diventare il polo nazionale della filiera industriale dell’e-mobility ci sono tutte.
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