“Non lasciate che sia il tumore a decidere la vostra vita”
Diagnosi precoce, percorsi personalizzati, alta percentuale di successi. La professoressa Rovera, a capo della Breast Unit, spiega perché occorre credere nella prevenzione
![breast unit francesca rovera](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2019/07/breast-unit-francesca-rovera-751213.610x431.jpg)
Trecento giorni per mammografia bilaterale e 300 per ecografia e mammografia. È l’attesa per chi prende oggi un appuntamento all’ospedale di Circolo ( negli altri centri dell’Asst Sette Laghi va decisamente meglio). Una situazione che sta comunque migliorando rispetto a gennaio, quando l’attesa era di 373 giorni ma anche di giugno quando gli appuntamenti venivano assegnati esattamente un anno dopo.
Certo, sono tempi di attesa, per dei controlli di routine, ancora elevati. Le campagna organizzate dalle diverse associazioni, in collaborazione con gli stessi specialisti ospedalieri, hanno sempre una grande risposta, spesso molto più elevata rispetto all’offerta: « Noi cerchiamo di andare vicino alle donne – spiega la professoressa Francesca Rovera direttore della Breast Unit dell’Asst Sette Laghi sempre in prima linea quando si parla di prevenzione- Andiamo nei comuni, nelle aziende, nei centri commerciali. Io credo molto in queste iniziative di sensibilizzazione e di prevenzione perché stimolano la donna a prendersi cura di sé e a non lasciare che sia la malattia a dettare la sua vita».
Da quando è stata costituita la Breast aziendale, l’attività di assistenza dell’ospedale di Circolo di Varese è cresciuta in modo esponenziale. Già i dati Agenas relativa al 2017 ponevano il Circolo al settimo posto in Lombardia per volume di attività: « E siamo ulteriormente cresciuti – spiega la professoressa Rovera – Lo scorso anno abbiamo superato i 420 casi e quest’anno, dati al 30 settembre, abbiamo già registrato un aumento del 25% rispetto all’attività del 2017. Sono davvero contenta di come riusciamo a essere al fianco delle donne, con un percorso multidisciplinare che prende in carico la paziente dal primo istante e non l’abbandona mai, costruendole un percorso mirato e personalizzato».
Il tumore fa ancora paura, il termine spesso terrorizza : « La diagnosi deve essere affrontata insieme alla paziente, permettendole di comprendere appieno la sua situazione e, soprattutto, il suo percorso. Non si lascia la donna da sola a cercare su internet informazioni, che sono comunque non attendibili perchè ogni caso è a sé».
Il 16% delle pazienti nella Breast varesina è di donne sotto i 45 anni e il 7% di pazienti sotto i 40: « Ciascuna di loro ha un vissuto che condiziona il suo percorso e la sua determinazione – spiega il primario – Noi siamo una squadra interdisciplinare che si occupa anche della fertilità della donna: con il professor Ghezzi della ginecologia facciamo la preservazione e il congelamento ovocitari così da dare una segnale preciso alla paziente: lottiamo insieme per il tuo futuro».
I tempi d’attesa, una volta deciso e stabilito che si debba procedere all’intervento chirurgico, sono brevissimi: « Non si può lasciare la donna con il chiodo fisso di questo tumore nel corpo.
I tempi sono certissimi: non si interviene senza aver chiarito esattamente tutto ma, quando si stabilisce, l’arrivo in sala chirurgica non ha tempi d’attesa. Abbiamo sale dedicate che funzionano dalle 8 alle 18 tutti i giorni, abbiamo anche un giorno alla settimana di day surgery per quelle pazienti che sono in grado rientrare a casa la sera stessa. Dopo l’intervento ci sono letti di degenza specifici dove si rimane comunque al massimo uno o due giorni. Il rientro a domicilio è fondamentale per limitare al massimo la sensazione di malattia. L’aspetto psicologico, in tutto questo percorso, è fondamentale e va sostenuto. Ecco perchè l’equipe della Breast che è multidisciplinare non tralascia alcun dettaglio: è dimostrato che il percorso in una breast permette di avere il 18% in più di soluzioni positive».
Tempestività, diagnosi precoce, voglia di reagire: sono tanti gli elementi che permettono oggi di dire che il tumore al seno può essere sconfitto: « A Varese, complessivamente, se guardiamo tutta la casistica, la percentuale di cura oncologicamente eradicata per tutti stadi è superiore 85% che sale al 95%-96% se consideriamo i tumori precoci, piccoli, senza linfonodi o metastasi. Nonostante questi risultati, ancora c’è chi preferisce girare la testa dall’altra parte. Purtroppo vediamo pazienti che arrivano da noi in condizioni davvero gravi. Casi difficili dove la donna ha scelto di farsi condizionare dal tumore. Invece io ribadisco: è la donna che deve decidere il suo futuro».
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