«Ha palpeggiato una diciassettenne»: condannato

Un anno e due mesi e 5000 euro di risarcimento per un richiedente asilo. Il difensore: «Frutto di un clima di divisione politica in paese sui migranti»

Avarie

Non ci sono testimoni, la parola è quella di una ragazza di 17 anni – è l’età della vittima al momento dei fatti – contro quella di un richiedente asilo nigeriano che allora ne aveva 21: la corte ha creduto alla giovane dopo che nel processo sono stati ascoltati diversi testi e ha condannato il migrante alla pena di 1 anno e due mesi, 5000 euro di risarcimento e al pagamento delle spese processuali per il reato di violenza sessuale.

Il pubblico ministro aveva chiesto invece quattro anni di reclusione per quei fatti a margine della Festa degli asinelli, a Malgesso quando le strade dei due attori di questa vicenda si sono incrociate. Secondo l’imputato, che dopo la sua deposizione, mentre il collegio giudicante stava in camera di consiglio, è scoppiato in un pianto inconsolabile, quella sera del 3 settembre 2017 lui stava andando per la sua strada e non ha riservato che uno sguardo alla giovane che stava rincasando dai festeggiamenti.

Invece la versione della ragazza, anche lei in aula, anche lei con le lacrime durante le fasi dibattimentali precedenti, è diversa: l’imputato assieme a un connazionale l’avrebbe apostrofata con qualche parola in italiano, in particolare «bella, bella», per poi avvicinarsi e toccarle il seno.

Quella sera vennero chiamati i carabinieri di Gavirate che cominciarono a sentire le parti, poi è partito il processo mentre il migrante da Malgesso si è spostato a Varese (tra l’altro sembra ancora in attesa del riconoscimento di protezione internazionale). Il racconto del fatto potrebbe fermarsi qui.

Invece il difensore Marco Natola nella sua arringa seguita alla pesante richiesta del pm Luca Petrucci per il reato previsto dall’articolo 609 bis ha esposto un ragionamento partito non solo dall’assenza di testimoni, ma passato anche dal clima respirato nella piccola comunità (1300 abitanti) in quei frangenti, con gli stranieri in arrivo ospitati da una struttura privata (una cooperativa) e parte della popolazione che osteggiava apertamente l’accoglienza.

I richiedenti asilo arrivarono il 22 maggio 2017 in paese in numero di 6 dalla Nigeria e altri paesi africani, la maggior parte di religione cristiana e di lingua inglese.

Secondo l’avvocato Natola «una parte del paese si ribellò alla presenza di extracomunitari. La figura dell’immigrato era quella di chi non viene voluto. E così nel piccolo centro è montato il disappunto, tanto da creare i presupposti di potenziale pericolo, che non c’è mai stato, in cui si è sviluppata la questione».

Una temperie formata da luoghi comuni, sfiducia verso lo straniero, forse xenofobia confermata a margine dell’udienza anche da alcuni residenti di Malgesso presenti, che hanno riconosciuto nelle parole del difensore il clima respirato due anni fa.

Secondo Paola Meazzini, sentita come teste nel corso del procedimento poiché si occupò assieme ad altre donne del paese di insegnare l’italiano agli asilanti, «molti compaesani hanno fatto di tutto per opporsi all’arrivo di migranti a Malgesso, tanto da rappresentare l’ingresso in paese dei sei richiedenti asilo come una sciagura, addirittura un rischio per la sicurezza dei residenti».

La pena a un anno e due mesi pronunciata oggi è sospesa con la condizionale: l’immigrato è incensurato. La difesa ricorrerà in appello.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 10 Ottobre 2019
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