Van De Sfroos: “Sono discalculico. Quando l’ho scoperto ho esultato”
Il cantautore ne ha parlato nell’aula magna dell’Università dell’Insubria al culmine di un'intera giornata di studio e incontri con genitori, insegnanti e studenti sul tema della dislessia
Le scuole, il gioco con le carte, i problemi con i conti di tutti i giorni: Davide Van de Sfroos ha raccontato il suo rapporto con la discalculia. Un rapporto, per la verità, rimasto misterioso fino a sette anni fa quando finalmente gli è stata diagnosticata: «Quel giorno ho esultato come Marco Tardelli dopo il gol ai mondiali – ha raccontato il cantante -: ho capito che tutto quello che mi succedeva fin da piccolo non era colpa mia».
Davide Van De Sfroos ne ha parlato a Varese nell’aula magna dell’Università dell’Insubria, al culmine di un’intera giornata di studio dal titolo “Dislessia positiva: facciamo leva sui punti di forza!“.
Quello del più conosciuto cantautore folk dialettale è stato un racconto franco, spesso divertente, ma a tratti anche molto profondo e riflessivo: «Se ci fossero stati la consapevolezza e il sostegno che ci sono oggi verso questo tipo di disturbi la mia sarebbe stata tutta un’altra vita, con meno insicurezze, paure e più autostima verso me stesso».
Davide Van De Sfroos ha parlato del suo difficile rapporto con i conti e con i numeri: «in alcuni momenti è stata molto dura perché i professori erano convinti che io li prendessi in giro. Mi vedevano intelligente e sveglio ma nello stesso tempo incapace di risolvere calcoli banali». Un rapporto che si faceva difficile non solo con la matematica a scuola ma anche in tanti aspetti della vita quotidiana: «sembrerà strano ma io non riesco a giocare a carte. Ci ho provato tante volte ma mi è impossibile».
La testimonianza personale del cantautore è arrivata dopo una giornata di convegno con l’obiettivo di sensibilizzare insegnanti, specialisti e genitori su questo tipo di disturbi: «Nel mio caso non c’era proprio consapevolezza – ha spiegato Van de Sfroos -, gli insegnanti non erano a conoscenza e quanto volte hanno pensato che fossi semplicemente “scemo”. Paradossalmente mi è successo anche con gli insegnanti di musica».
La discalculia e la musica
«Sembrerà un paradosso ma la discalculia mi rendeva difficile anche il rapporto con la musica – ha raccontato il cantautore intervistato dal direttore di Varesenews Marco Giovannelli -. Tutto quello che erano le metriche per me erano incomprensibili. Fino a quando, interrogato ad un esame, l’insegnante di musica disse “vabbè fa niente, sembra certo che lei non sarà mai un musicista”».
La serata di testimonianze ha visto protagoniste anche Francesca Magni, direttore del mensile CasaFacile che ha scritto per Giunti il libro «Il bambino che disegnava parole» e Martina Ferrari, testimonial del gruppo giovani dell’Associazione Italiana Dislessia. Con loro Barbara Zanetti della Prealpina.
Responsabile scientifico del programma varesino è stato Cristiano Termine, docente di Neuropsichiatria infantile dell’Insubria, che ha aperto e chiuso la serata che ha visto la partecipazione di circa duecento persone: «È importante continuare a sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ampliando sempre di più il raggio d’azione per promuovere l’equità e il successo, ovvero permettere a ciascuno di raggiungere la propria meta utilizzando gli strumenti e le strategie che gli sono più funzionali, in base alle sue esigenze».
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