Al teatro dell’Olmo arriva “Riso al latte”
Monologhi di satira sociale e canzoni dal vivo: nasce così l’originale spettacolo, previsto per sabato 9 novembre
Ingredienti: monologhi di satira sociale e canzoni dal vivo. Prendere e miscelare il tutto con la carica e la regia di Mariangela Martino e il risultato sarà “Riso al latte”. L’originale spettacolo, previsto per sabato 9 novembre, ore 21.00, prosegue la rassegna teatrale della Stagione dell’Olmo di Taino, iniziata con il soldout della Locandiera a cura di TDA Teatro.
«Riso al latte è una raccolta di monologhi satirici di mia scrittura.- racconta l’autrice e attrice Mariangela Martino.- I monologhi nascono come conseguenza dell’ingresso, definitivo e senza alcuna possibilità di ritorno, nel mondo degli adulti. Finito il tempo della perenne delega ai genitori dei propri doveri, il passaggio da ragazza a donna avviene quando i moduli F24 ci arrivano tutti intestati a nostro nome: La spensierata e strafottente gioventù finisce lì. D’ora in avanti saremo solidali e compartecipi del sostentamento di ogni altro cittadino, compreso quello sconosciuto, compreso quello che ci sta sulle palle».
“And you may say to yourself, My God! What have I done?” Cantava disperato in Once in a Lifetime David Byrne, camuffato da “modern man” nel suo celebre (ed enorme) completo grigio. Perché la vita là fuori sa essere difficile. E così, in “Riso al latte” le disavventure, in banca, nel mondo del lavoro, agli sportelli pubblici, con i parenti o in condominio diventano i monologhi visti, raccontanti e cantati con “lo sguardo dell’ironia, per ridere delle nostre fragilità e ammettere i nostri veri sentimenti”.
«La satira rappresenta per me una lettura possibile della realtà.- continua Martino.- La mette a nudo. Anzi, direi che la lascia proprio in mutande, ecco perché suscita risate. In questi monologhi possiamo tutti riconoscerci: sono veri. La verità della satira non ci fa paura ma ci fa ridere. Restiamo tutti concretamente vittime (o carnefici, a seconda del caso) nelle disavventure sociali, ma spiritualmente possiamo distaccarcene».
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