Basta con la barellaia: i pazienti saranno smistati in tutti gli ospedali dell’azienda
Riorganizzata l'assistenza agli utenti che si presentano in pronto soccorso con codici minori. Si lavora per ridurre il numero delle "ricadute" con un monitoraggio anche dopo le dimissioni
Un bed manager, un case manager e un accesso veloce all’ambulatorio infermieristico.
L’Asst Sette Laghi ha avviato da qualche settimana una rivoluzione organizzativa che mira ad alleggerire la pressione sul pronto soccorso. La nuova formula poggia su una lettura dettagliata dei flussi dei pazienti che transitano in PS e una gestione aziendale dei posti letto di degenza.
Il nuovo modello organizzativo, denominato “Quick door point” , è dedicato soprattutto ai pazienti cronici e fragili, cioè quelli che, statisticamente, accedono più volte al pronto soccorso aziendale. Le statistiche indicano che l’età dei pazienti è per l’80% sopra i 70 anni, una fascia di popolazione dove la complessità è elevata. L’alto tasso di rientri dopo le dimissioni dall’ospedale, inoltre, hanno spinto la direzione strategica a ideare un modello alternativo di assistenza che prenda in carico nel momento della richiesta di assistenza ma lo accompagni nel percorso ospedaliero e continui anche successivamente attraverso la figura dell’assistente sociale.
Coinvolti nel modello sperimentale sono:
– i Medici dell’Ambulatorio Codici minori;
– i Case manager (che seguono l’utente fino alla dimissione);
– i Care manager (che seguono l’utente dopo la dimissione);
– il Nucleo di Bed Management;
– Infermieri professional;
– Assistenti sociali;
– la Centrale dei trasporti secondari.
Praticamente, chi si presenta in pronto soccorso troverà comunque l’infermiere di triagde che gli assegnerà il codice in base alla gravità. L’urgenza detterà i tempi di attesa per l’accesso all’ambulatorio medico ma, nel caso di lesioni difficili, stomie, cateteri ed accessi venosi interverrà l’infermiere debitamente formato che visiterà in un ambulatorio dedicato.
Per chi avrà bisogno, invece, di un ricovero si attiverà il nucleo di “bed manager”, figura non nuova all’ospedale di Varese che ora, però, non limiterà la sua ricerca all’ospedale varesino ma cercherà una sistemazione anche negli altri plessi aziendali, Tradate, Cittiglio, Luino o Angera.
Altra novità è nel momento della dimissione: una volta superata l’acuzie il paziente o rientrerà al domicilio o verrà indirizzato a una struttura di bassa complessità che possono essere i posti sub acuti o i letti di prossimità aperti sia negli ospedali definiti POT ma anche in RSA che si mettono a disposizione. Anche chi rientra a domicilio verrà seguito dal “case manager” che si occuperà di verificarne le condizioni nel periodo successivo, coinvolgendo il medico di base, e anche di indicare ai parenti o care giver nelle pratiche di assistenza necessarie.
Durante il ricovero, infine, al paziente cronico verrà proposto di sottoscrivere il PAI , il patto di assistenza individuale promosso dalla riforma della sanità del 2015 e, fino a oggi, mai decollato veramente.
Per realizzare il modello è stata rivista l’organizzazione del personale, soprattutto infermieristica. A livello aziendale sono circa 1500 gli infermieri che lavorano nei reparti dove sono attivi 1044 letti, negli ambulatori, nelle sale chirurgiche, day hospital e distretti.
« Un’importante novità che recepisce le linee di indirizzo che abbiamo approvato nel luglio scorso -ha dichiarato l’assessore al Welfare Giulio Gallera – Noi spingiamo perché le Asst indichino vie innovative per risolvere il problema del sovraffollamento dei pronto soccorso. La vera novità è anche quella di considerare l’azienda come unica in un’ottica di hub and spoke dove il territorio è funzionale e sinergico all’ospedale di riferimento».
La sperimentazione, fino a oggi, ha evidenziato risultati lusinghieri: l’attivazione del piano di sovraffollamento si è notevolmente ridotta rispetto ai primi sei mesi dell’anno.
Certo, la stagione più difficile, quella dell’influenza, non è ancora iniziata e i prossimi mesi saranno sintomatici per capirne la tenuta. L’ospedale diVarese ha un tasso di occupazione dei letti tra il più elevato in Lombardia e anche le liste d’attesa per l’attività chirurgica programmata spesso sono molto lunghe.
La scommessa è quella di ridurre il ritorno in pronto soccorso delle persone più fragili , statisticamente le più presenti: « A febbraio inviteremo in commissione sanità in regione la direzione dell’Asst Sette Laghi – ha annunciato il presidente Emanuele Monti – questa è la prima sperimentazione a livello nazionale. Se darà, come ci auguriamo, i risultati sperati, sarà un modello da condividere con tutte le altre Asst».
Il direttore generale Gianni Bonelli si è dato sei mesi per entrare pienamente a regime: « Lavoriamo per ridurre a un massimo di otto ore la permanenza in pronto soccorso di chi deve essere ricoverato».
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