Come i cammini raccontano il territorio (e lo salvano)
Milano metropolitana di "Sentieri metropolitani", la Via Francisca del Lucumagno, Radio Francigena: i cammini come lente sul territorio, per valorizzarlo e salvarlo, si raccontano a Glocal

Turismo lento, cammini, ciclovie e territorio: a Glocal si parla anche di questo insieme a Marco Giovannelli e Ferruccio Maruca della Via Francisca, Gianni Biondillo (scrittore di Sentieri metropolitani), Alberto Pugnetti di Radio Francigena e Paolo Pilieri progettista della ciclovia Vento, che collega Venezia e Torino.
«La Via Francisca è una novità per il nostro territorio, che prima aveva solo sentieri; in più è una via storica: il nostro territorio è sempre stato nei secoli un luogo di transito, sia nei tempi antichi sia sotto gli imperatori franchi e ottomani», hanno commentato Giovannelli e Maruca in merito al progetto della Via Francisca del Lucumagno, la cui chiave di volta è stata, secondo loro, la condivisione e la transnazionalità, essendo un tratto italo-svizzero (parte infatti da Costanza e arriva in Italia a Laveno Ponte Tresa, scendendo fino a Pavia).
A rappresentare, invece, la principale via dei pellegrini italiana è Alberto Pungetti, di Radio Francigena: «Diamo spazio a chiunque voglia raccontare la via e la propria esperienza di camminatore. Insomma, raccontiamo storie». Anche attraverso questo modo di fruire il territorio, raccontando una storia e la propria esperienza del viaggio, si permette a chi narra di sentirsi pienamente parte del territorio.
Un altro progetto che racconta il territorio secondo la rigorosa modalità della lentezza è certamente il laboratorio urbano di Gianni Biondillo, raccontato in Sentieri metropolitani. «Organizziamo da anni dei percorsi in giro per Milano a piedi – ha raccontato lo scrittore – cercando sempre di evitare le zone del centro: preferiamo portare i nostri “visitatori” in quartieri sconosciuti o secondari della metropoli, per far capire loro che la metropoli è un libro di pietra». Con questa modalità Biondillo rinnova la narrazione del territorio, creando socialità e connessioni tra la città a chi la abita.
«Oggi, nella frenesia, viviamo in una gara di accelerazione in cui il tempo è definito dal resto. Nella lentezza, invece, si guadagna il tempo: le cose passano e non le perdi»: questo è, a detta del professor Paolo Pileri, l’obiettivo del progetto della ciclopedonale Venezia – Torino (Vento), insieme alla salvezza del territorio. La ciclopedonale – Pileri ci tiene a sottolinearlo – è ancora sui tavoli tecnici.
Vento, inoltre, come anche l’operato di Biondillo, ha molti progetti fratelli in tutta Europa, con una piccola differenza: «Negli anni scorsi sono andati in Europa e Canada a guardare le grandi ciclabili. Gli altri stati fanno le ciclabili per ridurre l’emorragia del territorio interno, immaginando un turismo lento e gentile che porti lì soldi e turisti. Questi progetti danno una risposta economica alle cosiddette “terre di mezzo”».
Lo step che manca da fare, però, secondo tutti gli speaker, è un passaggio culturale, insieme certamente ad uno politico: il mondo della politica, poi, deve collaborare attivamente (ed economicamente) a questi progetti, cosa che spesso «in Italia, a differenza di altri paesi europei, non succede».
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