Cumdi, l’impresa nata grazie a un sogno
In occasione del Pmi Day la terza media della scuola "Vittorio Sereni" di Germignaga ha visitato la metalmeccanica fondata da Giuseppe Niesi
Shakespeare diceva che l’uomo è fatto della stessa sostanza dei sogni e che nello spazio e nel tempo di un sogno è racchiusa la nostra vita. Basta guardare negli occhi Giuseppe Niesi per capire cosa voleva dire il grande drammaturgo inglese. Il presidente e fondatore della Cumdi srl, metalmeccanica di Germignaga specializzata in semilavorati per utensili, quel sogno lo ha alimentato fin da quando era bambino. Quando Niesi parla ai ragazzi della terza media della scuola “Vittorio Sereni“, in visita alla fabbrica in occasione del Pmi Day, la sensazione è come di qualcuno che si stia guardando allo specchio. Nello sguardo di questo settantenne, palesemente innamorato della sua azienda, però c’è qualcosa di speciale. Una sorta di scintilla in grado di illuminare chi lo ascolta. Usa parole semplici e di buon senso. Parole che non vogliono magnificare un’azienda, che pure di spunti innovativi di cui andare orgogliosi ne ha tanti, quanto piuttosto comunicare una speranza per il futuro e dare una prospettiva vera ai ragazzi.
La Cumdi da tempo, ancora prima di Greta Thumberg, insegue una sua via green e Giuseppe Niesi, da buon imprenditore, ha trovato una soluzione che ai più deve essere sembrata utopica, agli addetti ai lavori una “pazzia”: far funzionare le sue macchine con l’acqua e non con l’olio, come si fa da due secoli a questa parte. Anzi, Niesi è andato oltre perché non usa acqua potabile per far funzionare le sue macchine, bensì quella piovana che viene recuperata e utilizzata nel ciclo di produzione. «Questa scelta – racconta l’imprenditore – aveva un inconveniente perché al mondo non c’erano e, a parte noi, non ci sono ancora produttori di macchinari meccanici ad acqua. E così le macchine ce le siamo costruite da soli».
Oggi ogni aspetto dell’azienda è declinato in termini ecologici. Tutto ciò che è riciclabile viene riciclato. «Mi raccomando – dice Niesi rivolgendosi agli studenti – fate la raccolta differenziata». Questa attenzione all’ambiente a 360 gradi piace molto ai tedeschi che sono tra i più importanti clienti della Cumdi, insieme agli austriaci e ai lussemburghesi. A questo asset la Cumdi unisce una cura quasi maniacale della qualità che, per un’azienda specializzata in lavorazioni meccaniche di rettifica per conto terzi, si traduce con la parola precisione. «Le mole sulle nostre macchine durano 14 anni – spiega l’imprenditore – nelle macchine a olio durano sette mesi. Considerato che costano mediamente dai 20mila ai 30mila euro c’è un risparmio nei costi notevole».
Con 6 milioni circa di fatturato e trenta dipendenti, Cumdi è la classica piccola azienda familiare della provincia di Varese. Le certificazioni Iso 9001 e Iso 14001 appese alle pareti insieme ai lusinghieri rating delle banche per il merito creditizio, testimoniano una reputazione solida sul mercato. Nonostante ciò la Cumdi continua ad autofinanziare tutti gli investimenti. «Le banche ci offrono soldi perché sanno chi siamo – dice Vincenzo Niesi, amministratore delegato e seconda generazione da 16 anni in azienda – ma con logiche di breve periodo, noi abbiamo bisogno di altro». Alle pmi italiane servono capitali pazienti per finanziare una crescita ordinata e nei tempi giusti. E così la famiglia Niesi ha deciso di usare mezzi propri per comprare un terreno a Cugliate Fabiasco, in Valmarchirolo, e aprire un nuovo stabilimento di diecimila metri quadrati.
Come ad altre aziende metalmeccaniche della zona, la vicinanza con il confine svizzero ha creato non pochi problemi nella gestione del personale. Molti lavoratori formati dalla Cumdi nel corso di 40 anni, ora lavorano nel Canton Ticino dove lo stipendio è più sostanzioso. «I nostri dipendenti vengono dalle scuole tecniche della provincia – aggiunge l’ad – Li abbiamo assunti quasi tutti dopo uno stage e l’alternanza scuola lavoro e poi formati in modo specifico per le nostre lavorazioni. L’assunzione, quando trovi la persona giusta e con la voglia di crescere, è lo sbocco naturale». Però alla Cumdi c’è anche un’eccezione, il giovane ingegner Marco Bertini, direttore della produzione. «Ho studiato ingegneria in Svizzera e potevo trovare facilmente un posto lì o in qualche multinazionale – dice Bertini – ma sarei stato solo un tassello di un meccanismo molto grande. Qui invece ho l’opportunità di seguire l’intero ciclo produttivo in un’azienda innovativa che ha interessanti margini di crescita».
Gli studenti della scuola media “Vittorio Sereni” per l’occasione avevano preparato un’intervista. In questi casi c’è una sola domanda che più di altre può aiutare a svelare la vera natura dell’imprenditore e riguarda gli esordi dell’impresa, domanda che arriva puntuale: «Qual è stata l’ispirazione che ha avuto per aprire l’azienda?».
Giuseppe Niesi ha esitato solo un istante, come per contenere l’emozione di una risposta che stava lì da tempo, per poi replicare così: «Io sono una persona che sogna. Sognare è bellissimo e tanti sogni si avverano».
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