Gigi Riva, i 75 anni di una leggenda dello sport italiano
Il 7 novembre compie gli anni il mitico centravanti del Cagliari e della Nazionale, nato a Leggiuno e scoperto dalla gente sui campetti di provincia prima del passaggio al Legnano

Il termine con cui tutti lo conoscono, “Rombo di Tuono”, ha un inventore illustre e cioè Gianni Brera. Ma il soprannome che lo rese famoso a livello locale, quello di “Furzelìna” – forchettina, forcella per via delle gambe arcuate – ha le sue radici tra le voci della gente che si assiepava ai bordi dei campi dei paesi vicini a Leggiuno per godersi – nei tornei “dei bar” – le gesta di un ragazzino tanto magro quanto rapido, potente e implacabile in area di rigore. Quasi rabbioso nel scaricare in rete il pallone, quasi a volersi vendicare di una vita complicata fin dai primi anni, costellati di lutti e tragedie familiari.
Roba di tanti anni fa, era il finire degli anni Cinquanta; poi quel giovane nato sulle sponde del Lago Maggiore nel 1944 mosse i primi passi nel calcio “vero” a Legnano (dopo una formazione a Laveno) prima di passare al Cagliari e di fare la storia con la maglia degli isolani. Gigi Riva compie oggi – 7 novembre – 75 anni, unendo per un giorno tutto il mondo del calcio italiano.
Perché Riva è ancora oggi, a oltre quarant’anni dal suo ritiro dallo sport agonistico, una figura iconica (e per una volta usiamo questo termine non a sproposito) del mondo del pallone. Merito dello storico scudetto vinto, quello del ’70 con il Cagliari, merito della sua figura autorevole, poco loquace ma molto incisiva, merito ovviamente anche di quel record delle 42 reti siglate con la maglia dell’Italia. Primato che è tuttora nelle sue mani e che nemmeno gente come Rossi e Bettega, Vialli e Baggio, Totti e Del Piero, non è riuscita a battere.

Di quell’Italia Riva è stato per lunghi anni il team manager, forte del suo carisma e della sua lunga esperienza. In quel ruolo ha vinto il Mondiale 2006, bissando in qualche modo il trionfo azzurro ottenuto agli Europei del ’68: un torneo che in finale vide “Rombo di Tuono” andare in gol insieme a un altro simbolo del calcio varesotto, Pietro Anastasi. 2-0 alla Jugoslavia, apoteosi tricolore.
Da qualche anno, Riva ha lasciato quell’incarico per godersi la meritata pensione a Cagliari, la sua patria d’adozione, ed è simpatico pensare che oggi il bomber si possa gustare una grande versione dei rossoblu sardi grazie anche al lavoro di un drappello di varesini “ad honorem” come Rolando Maran, Leonardo Pavoletti e Fabrizio Cacciatore. Tutti ex biancorossi a differenza di Riva, che nel Varese non ha mai giocato e che a Masnago ha segnato spesso e volentieri, ma da avversario.
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